LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (pag. Le/III - 28 giugno 2010)

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Ventiduemila gli ettari attualmente destinati a “sfamare” i salentini

In provincia di Lecce, a causa dell’eccessiva riduzione dei prezzi, negli ultimi due anni si è verificato un netto calo produttivo di grano duro. Si calcola che le superfici si siano progressivamente ridotte di circa il 30 per cento (10 per cento in meno nel 2009 e 20 per cento in meno nel 2010). Attualmente le superfici coltivate a grano duro sono circa 22.000 ettari (il 6-7 per cento dell’intera superficie regionale).
Secondo Giorgio Donnini, direttore della Coldiretti provinciale, la produzione complessiva di grano duro quest’anno dovrebbe attestarsi intorno ai 375.000 quintali, per una produzione lorda vendibile pari a circa 5,5 milioni di euro.
“L’analisi delle superfici investite a grano duro in provincia di Lecce negli ultimi dieci anni – spiega Donnini - mostra un trend positivo nei primi otto anni (periodo 2000/2008), quando le superfici sono aumentate da 25.000 a 30.000 ettari circa, a motivo soprattutto di coltivazioni effettuate su superfici in precedenza coltivate a tabacco e che, a seguito della modifica degli aiuti comunitari per questo settore, sono state appunto in parte riconvertite alla coltivazione di cereali”.
A proposito dei contributi comunitari, Donnino aggiunge: “Con l’attuale sistema di aiuti, i cosiddetti disaccoppiati, il coltivatore storico di grano duro beneficia di un aiuto per ettaro di circa 250-280 euro, indipendentemente se coltiva o meno grano duro. Nonostante l’aiuto, però, il bilancio della coltivazione di un ettaro di grano è negativo, in quanto a fronte di costi di produzione vicini agli 800-900 euro, gli introiti complessivi non arrivano a 600 euro, ai prezzi attuali del grano”. (r.f.)


Articolo pubblicato nell’ambito del servizio sulla crisi del gravo (vedi altri articoli del 28-6-10)