CORRIERE VINICOLO N. 42 (pagg. 16-18 del 27 ottobre 2008)

Focus Salento e Puglia

Vendemmia eccellente ma il mercato annaspa

Un’annata in linea per qualità e volumi, ma le condizioni generali della regione destano qualche preoccupazione. Massicce richieste d’estirpo e l’assessore Russo chiede la distillazione di crisi
LECCE - Annata eccellente, mercato delle uve fermo. Sono questi i due peculiari aspetti della vendemmia salentina del 2008. Da una parte più che soddisfacente qualità e quantità di prodotto, dall’altra assenza quasi totale di domanda e preoccupazione degli operatori per l’abbassamento dei consumi. Quest’anno si sono registrati i presupposti per ottenere vini di grande spessore e struttura: l’uva è giunta a maturazione in modo regolare e senza attacchi di malattie; la resa per ettaro è stata ottimale; la raccolta è avvenuta nei tempi giusti e senza imprevisti.

La parola alle aziende. “La produzione è stata buona – dice Piernicola Leone De Castris, titolare dell’omonima azienda pugliese e presidente del Consorzio di tutela del “Salice Salentino doc” – ci sono aspettative molto interessanti sia per i vini giovani e sia per le riserve”.
“La vendemmia – aggiunge l’enologo Angelo Maci, vice presidente del Consorzio del “Salice Salentino doc” e presidente delle Cantine Due Palme di Cellino San Marco – è iniziata pochi giorni prima di ferragosto con le uve a bacca bianca chardonnay e sauvignon. E’ poi proseguita con il primitivo e con gli internazionali merlot, cabernet e syrah. La vera vendemmia, però, è iniziata nella prima decade di settembre con il negroamaro. Per quanto riguarda quest’ultimo, abbiamo avuto un’acidità totale accettabile e un colore rosso intenso veramente eccezionale. La quantità – conclude – rispetto al 2007 è aumentata di circa il 20 %”.
“In generale - spiega Leonardo Pinto, enologo di diverse cantine pugliesi e direttore generale del Consorzio Produttori Vini di Manduria - la maturazione fenolica è stata perfetta con zuccheri, acidità e tannini in equilibrio. Per quanto riguarda la vinificazione, abbiamo avuto fermentazioni veloci e, nello stesso tempo, molto buone per tutte le tipologie di uve. Prevediamo vini di alto tenore alcolico. Il negroamaro avrà 13-14°, il primitivo 14,5-15,5°”.
Dello stesso parere è Ennio Cagnazzo, direttore generale della Cantina sociale cooperativa “Vecchia torre” di Leverano. “L’uva – afferma - è stata integra. Acidità, pH, colore: sembra che ci siano tutte le premesse per un vino eccellente. C’è stata qualche piccola produzione che ha risentito della siccità e di attacchi di tignola. Questi inconvenienti, però, sono stati molto limitati”.

Annata il linea. Stando agli operatori del settore, dunque, l’annata del 2008 è stata positiva e in linea rispetto agli standard salentini. E questo nonostante in qualche zona svantaggiata, dove i terreni sono più poveri e meno argillosi, la siccità di quest’anno abbia determinato una maturazione sul verde con conseguente disidratazione. Il fenomeno, che è stato comunque molto contenuto, non ha influito sul dato generale registrato su tutti i terreni di prima qualità.
E’ il caso di sottolineare, inoltre, che in ogni realtà produttiva, fermo restando il dato complessivo comune qualitativo e quantitativo, si sono registrate singolarità legate all’organizzazione produttiva interna. Tutte le grandi Cantine cooperative e le aziende private più strutturate hanno programmato la propria vendemmia per assicurarsi, attraverso accurate selezioni, il meglio delle uve disponibili. Nelle Cantine Due Palme, o nel Consorzio Produttori Vini, o ancora nella Cantina “Vecchia Torre”, ad esempio, come sempre vi è stato l’obbligo, da parte dei soci, di non vendere a terzi l’uva prodotta e di profondere il massimo impegno in tutte le fasi di coltivazione. Per quest’impegno, naturalmente, è previsto il riconoscimento, al momento della liquidazione, di una maggiore remunerazione delle uve conferite.

Ottimi parametri. Marco Rocca, socio amministratore della “Angelo Rocca & Figli” di Leverano, si sofferma sulla propria produzione aziendale : “Avendo la possibilità di disporre dell’irrigazione di soccorso, non abbiamo sofferto la siccità. E’ stata un’annata in linea con la media salentina. A livello qualitativo abbiamo avuto uve buone con punte di ottimo”.
Nella tenuta “Masseria Altemura” (gruppo Zonin), di Torre Santa Susanna, la vendemmia, per scelta aziendale, ha avuto fasi leggermente posticipate rispetto al resto del Salento: “L’uva era perfetta – spiega il direttore Antonio Cavallo – e perciò non c’era motivo di anticipare la raccolta. Non abbiamo sofferto la siccità perché disponiamo dell’irrigazione. Siamo partiti il 5 settembre con il Fiano, poi abbiamo proseguito con il Primitivo, il Negroamaro e, alla fine, con l’Aglianico. Dopo le piogge di metà settembre, abbiamo preferito aspettare per avere risultati migliori. In zona siamo stati gli ultimi a raccogliere il Negroamaro. Il Primitivo, per quanto ci riguarda, è stato davvero superlativo da tutti i punti di vista: maturazione delle uve, gradazione e tipico colore rosso. Siamo veramente soddisfatti dell’annata”.
“Rispetto al 2007 - aggiunge Francesco Bardi, enologo e direttore di “Castello Monaci” di Salice (Gruppo italiano vini) - quest’anno c’è stata meno concentrazione zuccherina e un grado alcolico leggermente inferiore. E’ stata un’annata ideale perché molto equilibrata, più equilibrata dell’anno scorso”.
Mario Petito, presidente della Cantina sociale cooperativa di Copertino, ritiene, infine, che la buona vendemmia, piuttosto anticipata, sia stata dovuta alle favorevoli condizioni climatiche del periodo primaverile-estivo.
Rosario Faggiano




La Regione chiede la distillazione

PREZZI DELLE UVE IN FORTE CALO E AZIENDE
STRETTE DALLA CRISI

Netto ribasso dei prezzi per le uve pugliesi e salentine. Le scarse contrattazioni registrate quest’anno, dopo la leggera ripresa del 2007, hanno ulteriormente messo in crisi il mercato vitivinicolo regionale, già in difficoltà per il calo dei consumi dei vini a livello nazionale. Nel Salento le uve Negroamaro, all’inizio della stagione, sono state pagate in media 30 euro/quintale, poi i prezzi sono gradualmente diminuiti. Stessa situazione nella parte nord della regione dove, in piena vendemmia, si sono registrati minimi storici di 14 euro/quintale. Soprattutto a causa di questa particolare situazione foggiana, dovuta in primo luogo alle consistenti giacenze nelle cantine dell’area (oltre che a specifiche situazioni di mercato), l’Assessore regionale alle Politiche agricole Enzo Russo ha chiesto per la Puglia la distillazione di crisi, per un quantitativo di vino pari a 1.500.000 hl.
Per quanto riguarda il Salento, Gianvito Rizzo, amministratore della “Feudi di Guagnano” e componente della Commissione prezzi della Camera di Commercio di Lecce, riferisce: “Il calo dei prezzi è stato pari al 10-15 per cento rispetto all’anno scorso. Quello delle uve Negroamaro, peraltro, è divenuto quasi un mercato virtuale perché non ci sono più le grosse contrattazioni di un tempo. Il Negroamaro Doc ha avuto un prezzo medio di 30 euro a quintale (c’è chi ha pagato 25 e chi 35 euro). Anche il Primitivo ha avuto il medesimo calo, con prezzi medi di circa 40 euro. Lo Chardonnay è stato pagato il 15-20 % in meno (34-37 euro). Purtroppo – conclude - neanche quest’anno i produttori hanno ottenuto una giusta remunerazione”.

Clima pesante. “Il clima che si respira – aggiunge Piernicola Leone De Castris - è molto pesante. C’è una forte contrazione dei consumi legata, sicuramente, al momento di difficoltà dei mercati internazionali. Il cambio euro-dollaro sta influendo moltissimo sulla contrazione degli ordini e, spesso, sulla diminuzione degli utili delle aziende. E’ una crisi che colpisce tutti. Le aziende, pur di non perdere mercati importanti, talvolta sono costrette a vendere i prodotti a prezzi più bassi rispetto al passato. Tutto ciò mentre le altre componenti dei costi delle aziende vitivinicole continuano ad aumentare: bottiglie, sugheri, cartoni, etichette e mano d’opera. In questo scenario – conclude - soltanto le aziende più forti riescono a mantenere le posizioni; tutti gli altri piccoli produttori, invece, rischiano di produrre in perdita o senza alcun guadagno”. (r.f.)


ESTIRPAZIONI, IL SALENTO LA PROBABILE VITTIMA

La possibilità di estirpare con gli incentivi Ue, in Puglia è stata colta da un gran numero di coltivatori. I dati disponibili attestano che, tramite i Centri autorizzati di Assistenza Agricola (Caa), all’Agea sono state presentate oltre 5.300 istanze, per un totale di 9.120 ettari. Si tratta di “numeri” considerevoli, soprattutto se rapportati a quelli nazionali finora diffusi (circa 17mila domande per 24.000 ettari). La Puglia, seconda regione in Italia per superficie vitata (105.601 ettari) dopo la Sicilia, già all’inizio del nuovo ciclo di estirpazioni si è subito piazzata al primo posto nazionale per numero di domande e per ettari interessati allo svellimento (la seconda è la Sicilia), utilizzando molto più della metà del plafond complessivo assegnato per i tre anni in cui si snoderà la misura, pari al 10% della superficie totale (10.560 ettari). In attesa di conoscere i dati ufficiali divisi per provincia, gli operatori del settore ritengono di poter anticipare che una buona parte dei vigneti destinati ad essere estirpati saranno localizzati proprio nella parte meridionale della regione.

Epicentro Salento. “Le zone del foggiano dove si producono 400-500 quintali a ettaro – sostiene Angelo Maci - non dovrebbero essere interessate. L’estirpazione, invece, dovrebbe riguardare soprattutto il Salento e, in particolare, i terreni con forme di allevamento ad alberello, con bassa resa per ettaro e con alti costi di coltivazione”.
“Il contadino che non ha il reddito giusto dal suo vigneto – spiega Gianvito Rizzo - si troverà costretto ad estirpare. Ciò determinerà un effetto devastante. Avremo un impoverimento del territorio con il rischio di desertificazione. Ma la botta finale sarà la mancanza della base produttiva per le cantine sociali le quali, finora, sono sopravvissute con il conferimento dei piccoli produttori e degli anziani. Per non rischiare di chiudere – conclude - queste cantine dovranno finalmente arrivare alla determinazione di unirsi”.
“Nella nostra zona – sottolinea Giovanni Renis, presidente della Cantina cooperativa “San Giuseppe” di Copertino” – chi non estirperà, non lo farà perché ha deciso di scommettere sulla viticoltura o perché ha una speranza di una ripresa del settore. Semplicemente, non potrà presentare domanda a causa della normativa restrittiva che prevede la valutazione del premio sulla base della produttività documentata degli ultimi cinque anni”. (r.f)