LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (pag. Le/IX del 14 aprile 2009)

SALICE – Commovente cerimonia per il diploma post-laurea di Giuseppe Caretto

Un dottorato di ricerca in Fisica con la morte nel cuore

“La giustizia punisca chi ha distrutto la mia famiglia”
SALICE –“Io e mia sorella Matilde siamo rimasti soli. L’irresponsabilità e l’imprudenza di qualcuno ha determinato la prematura scomparsa dei nostri genitori. Spero che la giustizia punisca i colpevoli”. Queste parole sono di Giuseppe Caretto, 32 anni, figlio di Fabrizio e Alberina Maria Rodio, entrambi morti carbonizzati a seguito di un terribile impatto verificatosi la sera dello scorso 30 dicembre sulla statale Campi-Guagnano. La tragedia, stando alla ricostruzione della dinamica dell’incidente ancora in fase di verifica, si sarebbe determinata a causa del violento tamponamento subito dalla punto bianca dei due coniugi.
Giuseppe non si è ripreso dal dramma. Ciò che è accaduto gli ha procurato un dolore troppo grande. Ed ancora più grande è divenuto in questi giorni. Sabato scorso, infatti, la sua famiglia, unita e felice come sempre, avrebbe dovuto festeggiare il coronamento di un sogno: il completamento dei suoi studi universitari con il conseguimento, dopo la laurea in fisica, del “Dottorato di ricerca”. Alla manifestazione, tenutasi nell’aula magna dell’Università del Salento, invece si è dovuto presentare da solo. Nemmeno sua sorella Matilde se l’è sentita di essere presente alla festa.
“Ho ritirato il diploma – dice commosso Giuseppe – per onorare la memoria dei miei genitori. A loro ho voluto dedicare il mio Dottorato di ricerca”.
Alla cerimonia, presieduta dal rettore Domenico Laforgia, partecipavano docenti, tutor e un pubblico numeroso formato dai genitori di tutti i dottori che hanno ultimato gli studi post-laurea nel 2008.
A Giuseppe, quando è arrivato il suo turno, eccezionalmente gli è stato concesso di parlare al microfono. Rivolto verso la platea ha detto: “Dedico questo traguardo a mio padre e a mia madre. Loro avrebbero voluto tanto essere presenti. Sarebbero stati seduti lì, in mezzo agli altri genitori, e sarebbero stati contenti di vedermi. Purtroppo non è stato così perché sono venuti a mancare contemporaneamente, lo stesso giorno e lo stesso istante in circostanze che definire tragiche sarebbe poco. Se loro comunque mi stanno sentendo, voglio che sappiano che io li ringrazio infinitamente per tutto ciò che hanno fatto per me e per i sacrifici che si sono imposti durante tutta la loro esistenza per permettermi di frequentare l’Università”.
Dopo il breve intervento di Giuseppe, il rettore e tutti i presenti si sono alzati applaudendo a lungo.
Rosario Faggiano