LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (pag. Le/X – 18 ottobre 2013)
VEGLIE – Gli eredi di Raffaele Arnesano e Rodolfo Patera, i vigilantes uccisi nell’assalto al portavalori della Velialpol, hanno ottenuto dal Tribunale l’ultimo via libera
Strage, autorizzato il risarcimento
Riconosciuto il diritto all’indennizzo del “Fondo di solidarietà” del Ministero dell’Interno
VEGLIE – Via libera del Tribunale di Nardò alla richiesta di risarcimento dei danni subiti dai parenti delle vittime della Strage della Grottella. Con ordinanza esecutiva, emessa lunedì scorso in accoglimento di appositi ricorsi dei congiunti dei vigilantes trucidati nel 1999, è stato riconosciuto il “diritto” agli interessati di essere indennizzati e, conseguentemente, accedere al “Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso” del Ministero dell’Interno.
Il provvedimento riguarda gli eredi di Raffaele Arnesano e Rodolfo Patera, i due agenti della Velialpol dilaniati dalle bombe utilizzate dai malviventi per compiere la rapina. L’altra vittima, Luigi Pulli, morì a seguito dell’impatto del furgone portavalori con l’auto dei banditi. Per quest’ultimo il risarcimento è stato di competenza della compagnia di assicurazione dell’automezzo.
La decisione riguardante i congiunti di Arnesano e Patera, tutti rappresentati dall’avvocato Maria Lucia Pagliara, è rilevante per due motivi. Il primo, il più importante, riguarda l’aspetto umano dell’agghiacciante vicenda che ha straziato giovani famiglie, private d’un colpo e per sempre di un punto di riferimento irrinunciabile. E poi, come se non bastasse vivere senza la presenza di un marito e di un padre, costrette a subire anche la mortificazione di non vedersi riconosciuto, per quasi quattordici anni, alcun tipo di risarcimento, essenziale ai familiari per affrontare le enormi difficoltà a loro riservate dal destino.
Il momento di svolta della vicenda, colto dall’avvocato Pagliara che ha curato i ricorsi, è stato la sentenza della Corte di Assise di Lecce la quale, nel 2011, ha ritenuto “mafioso” il sanguinoso episodio, riconoscimento indispensabile per l’accesso al Fondo di rotazione. Il secondo aspetto rilevante della vicenda è tecnico. La decisione del Tribunale neretino, infatti, risulta essere la prima del genere in Puglia.
“La decisione – spiega l’avvocato Pagliara - ha finalmente fatto giustizia perché ha riconosciuto ai parenti delle vittime il diritto al risarcimento. I ricorsi, presentati ai sensi della procedura sommaria prevista dall’articolo 702 bis del codice di procedura civile, sono stati depositati nel novembre 2012, quando ho ricevuto dai familiari l’incarico di seguire la vicenda. All'epoca esisteva un unico precedente riguardante un altro evento catastrofico deciso con la stessa procedura dal Tribunale di Palermo. L’Ordinanza del giudice del Tribunale di Nardò, che è immediatamente esecutiva, offre una tutela piena dei diritti vantati dalle parti ricorrenti, dopo aver rigettato tutte le richieste ed eccezioni sollevate dal Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso. Ora provvederò ad inoltrare la richiesta di pagamento al Fondo di rotazione. A tale proposito, tutti i miei assistiti intendono ringraziare l'onorevole Alfredo Mantovano, già coordinatore dei lavori per l’istituzione del Fondo di rotazione, per essere stato in passato vicino alle famiglie delle vittime”.
Il provvedimento riguarda gli eredi di Raffaele Arnesano e Rodolfo Patera, i due agenti della Velialpol dilaniati dalle bombe utilizzate dai malviventi per compiere la rapina. L’altra vittima, Luigi Pulli, morì a seguito dell’impatto del furgone portavalori con l’auto dei banditi. Per quest’ultimo il risarcimento è stato di competenza della compagnia di assicurazione dell’automezzo.
La decisione riguardante i congiunti di Arnesano e Patera, tutti rappresentati dall’avvocato Maria Lucia Pagliara, è rilevante per due motivi. Il primo, il più importante, riguarda l’aspetto umano dell’agghiacciante vicenda che ha straziato giovani famiglie, private d’un colpo e per sempre di un punto di riferimento irrinunciabile. E poi, come se non bastasse vivere senza la presenza di un marito e di un padre, costrette a subire anche la mortificazione di non vedersi riconosciuto, per quasi quattordici anni, alcun tipo di risarcimento, essenziale ai familiari per affrontare le enormi difficoltà a loro riservate dal destino.
Il momento di svolta della vicenda, colto dall’avvocato Pagliara che ha curato i ricorsi, è stato la sentenza della Corte di Assise di Lecce la quale, nel 2011, ha ritenuto “mafioso” il sanguinoso episodio, riconoscimento indispensabile per l’accesso al Fondo di rotazione. Il secondo aspetto rilevante della vicenda è tecnico. La decisione del Tribunale neretino, infatti, risulta essere la prima del genere in Puglia.
“La decisione – spiega l’avvocato Pagliara - ha finalmente fatto giustizia perché ha riconosciuto ai parenti delle vittime il diritto al risarcimento. I ricorsi, presentati ai sensi della procedura sommaria prevista dall’articolo 702 bis del codice di procedura civile, sono stati depositati nel novembre 2012, quando ho ricevuto dai familiari l’incarico di seguire la vicenda. All'epoca esisteva un unico precedente riguardante un altro evento catastrofico deciso con la stessa procedura dal Tribunale di Palermo. L’Ordinanza del giudice del Tribunale di Nardò, che è immediatamente esecutiva, offre una tutela piena dei diritti vantati dalle parti ricorrenti, dopo aver rigettato tutte le richieste ed eccezioni sollevate dal Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso. Ora provvederò ad inoltrare la richiesta di pagamento al Fondo di rotazione. A tale proposito, tutti i miei assistiti intendono ringraziare l'onorevole Alfredo Mantovano, già coordinatore dei lavori per l’istituzione del Fondo di rotazione, per essere stato in passato vicino alle famiglie delle vittime”.
Rosario Faggiano