LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO - (pag. Le/XVIII - 22 agosto 2018)
VEGLIE – Successo per la mostra allestita nel “Cosmolitan art center”
"Scritture di luce" in camera oscura di Cosimo Savina
Retrospettiva di clic ammalianti in equilibrio fra luci ed ombre
La sperimentazione di Cosimo Savina al “Cosmopolitan art center” di Veglie. Il percorso del sessantatreenne fotografo salentino, artisticamente formatosi a Torino dove ha vissuto per cinquant’anni, viene presentato in una mostra antologica che ripercorre oltre 40 anni di attività e di innovativi progetti di ricerca.
L’esposizione, intitolata “Scritture di luce”, comprende opere del periodo iniziale, ma soprattutto scatti del 1989 (progetto “Schiene”), del 1992 (serie “Foglie”), del 1998 (fotografie sul tema “Il corpo umano tra luce e materia” o “Traiettorie di Luce”), e così via (“Limiti del corpo umano”, “Più luce nelle cose del mondo”, “L’alba del mondo”, “Incipit di storia”).
«In questi suoi lavori – spiega Remo Coppola, direttore di Cosmopolitan - luce e materia si confondono creando un’unica “Scrittura di Luce”. Il corpo si scompone in fotoni di luce, che danzano nell’oscurità di un cosmo primordiale, lasciando solo piccoli frammenti d’immagini nascoste, unico legame tra il visibile e l’invisibile, tanto da costringere l’osservatore a cercare nell’opera quei valori che portano alla creazione; senza luce non vi è vita, in quanto, essa stessa è fatta di luce. Tutte le opere esposte trasudano di leggerezza, luce e bellezza, elementi che creano stupore, rendendo unica l’esistenza di quell’uomo, di quel fotografo che fa del suo pensiero ricerca di vita».
«Cinquant’anni di vita torinese - aggiunge Ercole Pignatelli - avendo incontrato e visto i fotografi Bogino, Mario Dondero e Ugo Mulas, più il grande Patellani, e gli Archivi fotografici dell’Istituto Gramsci contenente oltre 5000 immagini, hanno determinato il carattere e la sostanza della Luce-Silenzio di queste Scritture».
Savina, nato a Veglie nel 1955, ha attraversato diversi momenti di ricerca. Dal realismo all’impressionismo degli esordi, ha poi percorso le fasi di sperimentazione che lo hanno avvicinato sempre più all’astrattismo concettuale.
Nel 1982 aprì a Torino uno studio fotografico che trasformò, nel 2001, in galleria fotografica dove, dal 2001 al 2016, organizzò numerose mostre personali e collettive. Nel 2006 fondò il “Gruppo Exilles 32”. È rientrato a Veglie nel 2017.
«Nelle fotografie di Savina – scrive Andrea Coppola nel catalogo – si scruta in profondità una danza armoniosa tra luci e ombre; echeggia, tra luci e ombre, la Vita. Dentro ciascuno di noi vivono luci e ombre. Fanno parte di ciò che siamo e di ciò che, nel nostro piccolo, vogliamo cercare di essere. Rappresentano la lotta tra quello che riconosciamo e quello che ignoriamo. Spesso è difficile raggiungere l’equilibrio tra luci e ombre. Per convivere con noi stessi, dobbiamo alimentare la nostra vita con una buona dose di accettazione della realtà. Non ci sono solo luci, né esse illuminano sempre la nostra vita. Le luci a volte ci abbagliano e le ombre possono darci le risposte. Accettare le nostre ombre implica certamente dolore ma allo stesso tempo cambiamento e accettazione di sé».
L’esposizione, in via Vittorio Veneto 64, rimarrà aperta fino al 31 agosto, dalle 19 alle 21.
L’esposizione, intitolata “Scritture di luce”, comprende opere del periodo iniziale, ma soprattutto scatti del 1989 (progetto “Schiene”), del 1992 (serie “Foglie”), del 1998 (fotografie sul tema “Il corpo umano tra luce e materia” o “Traiettorie di Luce”), e così via (“Limiti del corpo umano”, “Più luce nelle cose del mondo”, “L’alba del mondo”, “Incipit di storia”).
«In questi suoi lavori – spiega Remo Coppola, direttore di Cosmopolitan - luce e materia si confondono creando un’unica “Scrittura di Luce”. Il corpo si scompone in fotoni di luce, che danzano nell’oscurità di un cosmo primordiale, lasciando solo piccoli frammenti d’immagini nascoste, unico legame tra il visibile e l’invisibile, tanto da costringere l’osservatore a cercare nell’opera quei valori che portano alla creazione; senza luce non vi è vita, in quanto, essa stessa è fatta di luce. Tutte le opere esposte trasudano di leggerezza, luce e bellezza, elementi che creano stupore, rendendo unica l’esistenza di quell’uomo, di quel fotografo che fa del suo pensiero ricerca di vita».
«Cinquant’anni di vita torinese - aggiunge Ercole Pignatelli - avendo incontrato e visto i fotografi Bogino, Mario Dondero e Ugo Mulas, più il grande Patellani, e gli Archivi fotografici dell’Istituto Gramsci contenente oltre 5000 immagini, hanno determinato il carattere e la sostanza della Luce-Silenzio di queste Scritture».
Savina, nato a Veglie nel 1955, ha attraversato diversi momenti di ricerca. Dal realismo all’impressionismo degli esordi, ha poi percorso le fasi di sperimentazione che lo hanno avvicinato sempre più all’astrattismo concettuale.
Nel 1982 aprì a Torino uno studio fotografico che trasformò, nel 2001, in galleria fotografica dove, dal 2001 al 2016, organizzò numerose mostre personali e collettive. Nel 2006 fondò il “Gruppo Exilles 32”. È rientrato a Veglie nel 2017.
«Nelle fotografie di Savina – scrive Andrea Coppola nel catalogo – si scruta in profondità una danza armoniosa tra luci e ombre; echeggia, tra luci e ombre, la Vita. Dentro ciascuno di noi vivono luci e ombre. Fanno parte di ciò che siamo e di ciò che, nel nostro piccolo, vogliamo cercare di essere. Rappresentano la lotta tra quello che riconosciamo e quello che ignoriamo. Spesso è difficile raggiungere l’equilibrio tra luci e ombre. Per convivere con noi stessi, dobbiamo alimentare la nostra vita con una buona dose di accettazione della realtà. Non ci sono solo luci, né esse illuminano sempre la nostra vita. Le luci a volte ci abbagliano e le ombre possono darci le risposte. Accettare le nostre ombre implica certamente dolore ma allo stesso tempo cambiamento e accettazione di sé».
L’esposizione, in via Vittorio Veneto 64, rimarrà aperta fino al 31 agosto, dalle 19 alle 21.
Rosario Faggiano