(Ed. Manni, Lecce, 2001)
Racconti Salentini
La raccolta contiene un’introduzione di Donato Valli e otto racconti: E’ nato Damiano, Un parente in Paradiso, L’Urulu, Il Caminetto, Il tesoro di Donna Checca, La bella Caterina, Il mistero di Gigi Guo e L’ulivo del diavolo.
Critiche e Recensioni
“La prosa semplice e piana di ogni racconto rende in maniera elegantemente agghiacciante il sottile confine tra ingenuità e ferocia, tra umiltà e prevaricazione, tra arrendevolezza e violenza che, oltrepassato in un senso o in un altro, rende l’animo umano sublime o meschino, divino o diabolico. Il peccato capitale imperdonabile, foriero delle più destabilizzanti inquietudini, che quasi divora le anime e i cuori dei personaggi di questi racconti è l’ingordigia, l’attaccamento alla “roba” e al denaro, tanto più maledetto quanto più affonda le sue radici nella povertà. Il demone dell’avidità perseguita tutti i personaggi senza tregua: qualcuno riesce a liberarsene e a recuperare la pace; qualcun altro è condotto ineluttabilmente alla rovina. (…) I paesi di cui Faggiano racconta la vita non hanno nome. Sono tutti un’unica entità con una caratteristica ben precisa: una composta, religiosa e raffinata ferocia.”
“Racconti salentini, l’ultimo libro di Rosario Faggiano pubblicato dall’editore Piero Manni di Lecce, comprende otto storie delicate e “vere”, di un mondo antico ancora presente, ma innestato in una realtà ormai avviata verso prospettive di completa modernità e trasformazione. L’autore trae alimento da tradizioni, usanze e leggende popolari che formano il sostrato del libro senza nulla togliere ad una attualità forte e corposa. Così, quest’opera, si legge agevolmente, con gusto e divertimento, grazie ad una scrittura fresca e scorrevole e ad intrecci narrativi che riservano sempre sviluppi coinvolgenti. Nel primo racconto, “E’ nato Damiano”, c’è in evidenza la profonda felicità di un anziano che si appresta a vivere il momento più atteso della sua vita e l’estremo disagio di coloro che, invece, non hanno il coraggio di comunicargli che lo hanno privato della gioia di trasmettere il suo nome al neonato nipotino. “Un parente in Paradiso” è la storia, forse, più toccante della nuova raccolta di Faggiano. Si tratta quasi di una fiaba che si manifesta, come tale, pian piano, attraverso passaggi nei quali emerge la crudeltà del mondo paesano, spesso spietato e pieno di preconcetti. “L’Urulu” s’incentra, invece, su una particolare credenza popolare, quella immaginosa tuttora molto presente nella cultura del Salento relativa ad un magico e dispettoso folletto che si accanisce soprattutto sugli avidi e sugli egoisti. Sul tema dell’ingordigia s’incentra “Il tesoro di Donna Checca”, mentre “Il caminetto”, “La bella Caterina” e “L’ulivo del diavolo” propongono storie in cui è facilmente riconoscibile la peculiare “forma mentis” dei personaggi, cioè la maggiore espressione di salentinità sempre presente in questa raccolta. “Il mistero di Gigi Guo”, infine, pur osservando l’unitarietà dei temi, ha un plot diverso. Sembra senza una plausibile conclusione. In realtà non è così. E’ un paradossale “giallo” paesano in cui nessuno osa sospettare dell’unica persona che con macroscopica evidenza risulta essere il colpevole dell’improvvisa scomparsa del vecchio protagonista del racconto. Insomma, come scrive nell’introduzione Donato Valli, nel libro c’è la presenza del “favolista”, ma anche dello scrittore che “prova diletto nel muovere i fili della narrazione”. E il Salento diventa metafora del mondo..”
“Lo scrittore dosa, come amabile cuciniere della nostalgia, le dolcezze e gli ingredienti acri della memoria. E’ un libro che si legge con lo stesso piacere che accompagna un buon bicchiere di vino delle nostre vigne.”
“Si può cogliere ancora l’atmosfera del Salento di una volta con l’osteria, la piazza, le case a corte, l’amicizia, le chiacchierate, le riunioni davanti al caminetto con un bicchiere di vino in mano. Racconti che, a volte, sembrano fiabe. (…) Racconti delicati, avvolti dalla nebbia del tempo e scritti con la penna del giornalista sensibile ai “fatti di paese”, che riesce a dare un animo a chi, per le disgrazie della vita, potrebbe essere abbrutito.”
“… Otto pezzi che sono attraversati quasi tutti dalla componente ludica del gabbo. Essi riprendono storie di paese e di campagna, probabilmente vere o comunque presenti nella tradizione orale; quelle storie che racchiudono in ogni parte del Salento un vero patrimonio di civiltà, di abitudini, di costumi, di credenze.”
“Otto racconti accomunati dalla volontà di recupero delle tradizioni popolari salentine e da una vivacità e da una umanità che li rende piacevolissimi alla lettura. (…) L’autore ci riporta ad un passato che i lettori sentono vicino per averlo vissuto personalmente o attraverso i racconti dei familiari.”
“E’ un libro misurato, gustoso, delicato nel trattare certi argomenti; un libro nel quale è visibile la presenza del favolista, di colui che muove le situazioni e gli oggetti in maniera da incastrarli in un mosaico fatto di garbato divertimento ma anche di sani principi, di quelli che ancora governano la vita dei paesi meno esposti alla corrosione dei valori. Certo, il tempo passato è quello verso il quale l’autore si sente maggiormente attratto, si che emerge qua e là un’atmosfera di idillio che non ha tanto di muffa né sapore acidulo di cibo andato a male. Tutt’altro, la godibilità nasce proprio da quella sorta di riposo mentale che lascia libere le briglie della fantasia.”
(Il corsivo)
“Racconti salentini, l’ultimo libro di Rosario Faggiano pubblicato dall’editore Piero Manni di Lecce, comprende otto storie delicate e “vere”, di un mondo antico ancora presente, ma innestato in una realtà ormai avviata verso prospettive di completa modernità e trasformazione. L’autore trae alimento da tradizioni, usanze e leggende popolari che formano il sostrato del libro senza nulla togliere ad una attualità forte e corposa. Così, quest’opera, si legge agevolmente, con gusto e divertimento, grazie ad una scrittura fresca e scorrevole e ad intrecci narrativi che riservano sempre sviluppi coinvolgenti. Nel primo racconto, “E’ nato Damiano”, c’è in evidenza la profonda felicità di un anziano che si appresta a vivere il momento più atteso della sua vita e l’estremo disagio di coloro che, invece, non hanno il coraggio di comunicargli che lo hanno privato della gioia di trasmettere il suo nome al neonato nipotino. “Un parente in Paradiso” è la storia, forse, più toccante della nuova raccolta di Faggiano. Si tratta quasi di una fiaba che si manifesta, come tale, pian piano, attraverso passaggi nei quali emerge la crudeltà del mondo paesano, spesso spietato e pieno di preconcetti. “L’Urulu” s’incentra, invece, su una particolare credenza popolare, quella immaginosa tuttora molto presente nella cultura del Salento relativa ad un magico e dispettoso folletto che si accanisce soprattutto sugli avidi e sugli egoisti. Sul tema dell’ingordigia s’incentra “Il tesoro di Donna Checca”, mentre “Il caminetto”, “La bella Caterina” e “L’ulivo del diavolo” propongono storie in cui è facilmente riconoscibile la peculiare “forma mentis” dei personaggi, cioè la maggiore espressione di salentinità sempre presente in questa raccolta. “Il mistero di Gigi Guo”, infine, pur osservando l’unitarietà dei temi, ha un plot diverso. Sembra senza una plausibile conclusione. In realtà non è così. E’ un paradossale “giallo” paesano in cui nessuno osa sospettare dell’unica persona che con macroscopica evidenza risulta essere il colpevole dell’improvvisa scomparsa del vecchio protagonista del racconto. Insomma, come scrive nell’introduzione Donato Valli, nel libro c’è la presenza del “favolista”, ma anche dello scrittore che “prova diletto nel muovere i fili della narrazione”. E il Salento diventa metafora del mondo..”
(La Gazzetta del Mezzogiorno)
“Lo scrittore dosa, come amabile cuciniere della nostalgia, le dolcezze e gli ingredienti acri della memoria. E’ un libro che si legge con lo stesso piacere che accompagna un buon bicchiere di vino delle nostre vigne.”
Dino Levante (Quotidiano)
“Si può cogliere ancora l’atmosfera del Salento di una volta con l’osteria, la piazza, le case a corte, l’amicizia, le chiacchierate, le riunioni davanti al caminetto con un bicchiere di vino in mano. Racconti che, a volte, sembrano fiabe. (…) Racconti delicati, avvolti dalla nebbia del tempo e scritti con la penna del giornalista sensibile ai “fatti di paese”, che riesce a dare un animo a chi, per le disgrazie della vita, potrebbe essere abbrutito.”
Piero Lisi (La Gazzetta del Mezzogiorno)
“… Otto pezzi che sono attraversati quasi tutti dalla componente ludica del gabbo. Essi riprendono storie di paese e di campagna, probabilmente vere o comunque presenti nella tradizione orale; quelle storie che racchiudono in ogni parte del Salento un vero patrimonio di civiltà, di abitudini, di costumi, di credenze.”
Gigi Montonato (Presenza Taurisanese)
“Otto racconti accomunati dalla volontà di recupero delle tradizioni popolari salentine e da una vivacità e da una umanità che li rende piacevolissimi alla lettura. (…) L’autore ci riporta ad un passato che i lettori sentono vicino per averlo vissuto personalmente o attraverso i racconti dei familiari.”
Chiara Saracino (Leccesette)
“E’ un libro misurato, gustoso, delicato nel trattare certi argomenti; un libro nel quale è visibile la presenza del favolista, di colui che muove le situazioni e gli oggetti in maniera da incastrarli in un mosaico fatto di garbato divertimento ma anche di sani principi, di quelli che ancora governano la vita dei paesi meno esposti alla corrosione dei valori. Certo, il tempo passato è quello verso il quale l’autore si sente maggiormente attratto, si che emerge qua e là un’atmosfera di idillio che non ha tanto di muffa né sapore acidulo di cibo andato a male. Tutt’altro, la godibilità nasce proprio da quella sorta di riposo mentale che lascia libere le briglie della fantasia.”
Donato Valli (Dall’introduzione del libro)