LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (pag. Le/VI – 26 agosto 2011)

SPERIMENTAZIONE – Sta fornendo notevoli risultati lo studio coordinato da un cardiologo del “Cardinale Panico”

Quando il cuore fa i capricci, la terapia giusta arriva dal Salento

Una nuova terapia per curare lo scompenso diastolico. L’equipe di cardiologia dell’ospedale “Panico” di Tricase guidata dal primario Michele Accogli, ha portato a temine una sperimentazione clinica per la valutazione dell’impiego della molecola Ivabradina contro una delle patologie più diffuse al mondo. Lo studio, coordinato dal cardiologo Gabriele De Masi De Luca in collaborazione con il collega Lucio Capulzini, del centro cardiologico universitario di Bruxelles, è nato con l’obiettivo di somministrare il farmaco ad un campione di 106 pazienti per monitorarne l’eventuale efficacia. E i risultati sono stati molto incoraggianti. L’Ivabradina, normalmente utilizzata per la cardiopatia ischemica e più recentemente per lo scompenso sistolico (malfunzionamento dell’attività di pompa del cuore), sembra essere utile anche per il controllo dello scompenso diastolico (pompa funzionante, ma cuore incapace di distendersi per accogliere bene il sangue). I risultati di questa importante ricerca, presentati a Goteborg (Svezia) in occasione del recente congresso europeo di cardiologia dedicato allo scompenso cardiaco (organizzato dalla Società europea di cardiologia “Esc”), sono stati pubblicati nel supplemento dell’European journal of heart failure.
“L’Ivabradina – spiega De Masi De Luca - è un farmaco bradicardizzante che riduce la frequenza cardiaca. A differenza di altri bradicardizzanti, però, non ha effetti sistemici negativi come, ad esempio, l’abbassamento della pressione. Dopo due mesi di trattamento abbiamo valutato i pazienti con test cardiopolmonare riscontrando una riduzione della dispnea, un aumento del tempo di esercizio e, quindi, della performance fisica. Questi dati sono stati riassunti in un lavoro che abbiamo inviato alla commissione del congresso di Goteborg la quale, dopo attenta valutazione, ha accettato l’esposizione dei risultati. I dati della nostra sperimentazione, seppur condotta su una popolazione di ridotte dimensioni, saranno sicuramente presi in considerazione da centri universitari di primo livello con l’intento di confermarli su più ampi numeri. L’ottimo riscontro ottenuto in Svezia dal nostro studio – conclude – conferma il fatto che con l’impegno e la passione si possono raggiungere risultati rilevanti anche in periferia e lontani da una università”.
Lo scompenso cardiaco interessa in Italia circa 600mila persone. Negli ultimi anni, per il “sistolico” sono stati introdotti vari trattamenti farmacologici con ottimi risultati a beneficio della qualità della vita dei pazienti. Riguardo lo scompenso “diastolico”, invece, gli esiti delle sperimentazioni scientifiche non sono stati, finora, molto brillanti. Ecco perché lo studio di Tricase potrebbe rappresentare un’importante base per sviluppare un nuovo percorso terapeutico.
Rosario Faggiano