LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (pag. Le/III – 22 novembre 12)
GRAPPOLI D’ORO – La contrazione della materia prima in tutta Europa determina la corsa all’approvvigionamento esponendo il settore al rischio della speculazione
Prezzi dell’uva in ascesa: “Una boccata d’ossigeno”
“Ma serve un punto d’equilibrio per non perdere in competitività”
Prezzi dell’uva in rialzo per il secondo anno consecutivo. Gli aumenti hanno interessato tutta le zone di produzione doc salentine (Alezio, Copertino, Galatina, Leverano, Matino, Nardò, Salice Salentino, e Squinzano) e le aree destinate a produzione di Igt “Salento”. I prezzi medi rilevati per le uve maggiormente richieste sono stati i seguenti: Negroamaro da 37 a 45 euro, con alcune partite quotate anche 50 euro sul finire della vendemmia (+10/15 per cento rispetto al 2011); Primitivo da 45 a 60 euro (+15/20 per cento); Chardonnay da 40 a 48 euro (+15/20 per cento).
“Per il secondo anno consecutivo - spiega Gianvito Rizzo, amministratore della Cantina “Feudi di Guagnano” e componente della Commissione prezzi della Camera di Commercio di Lecce - in Italia la vendemmia è stata scarsa. Non di meno si è verificata una notevole scarsità di prodotto uva in tutta Europa. Questo insolito scenario ha convinto repentinamente diversi grossi imbottigliatori italiani e stranieri ad accaparrarsi grossi quantitativi di uve a prezzi settimanalmente crescenti nel periodo tra agosto e settembre. Non è escluso, peraltro, che qualcuno abbia fatto scorta di materia prima per speculare su un ulteriore aumento dei prezzi dei vini. In fondo – conclude - anche sui prodotti agricoli esiste una borsa e c’è chi specula al rialzo come al ribasso”.
Secondo Gianni Cantele, uno dei titolari della Cantina Cantele di Guagnano, componente del Consiglio di Coldiretti di Lecce e delegato nel Comitato vitivinicolo regionale, “l'aumento delle valorizzazioni delle uve, in parte eroso dalla riduzione delle rese per ettaro, è stata una boccata di ossigeno e una ventata di ottimismo per i viticoltori, da troppi anni anello debole delle filiera”. “Non dobbiamo però dimenticare – aggiunge - che il mercato dei vini confezionati continua ad essere estremamente competitivo e che assorbe con enorme difficoltà incrementi dei prezzi, anche per produzioni di grande qualità. I troppi anni di vini sfusi svenduti a prezzi vili, inoltre, hanno fatto delle produzioni più di massa della Puglia, l'emblema del vino a prezzo basso. Da questa china, si risale con difficoltà e pertanto è auspicabile che il mercato trovi un equilibrio tra la sacrosanta remunerazione del viticultore e la possibilità di rimanere competitivi sui mercati internazionali, anche attraverso il rafforzamento dell'immagine di qualità che la regione deve continuare a darsi. Altrimenti si rischia di vedere spostata l'attenzione su altre aree di produzione che possono offrire opportunità a prezzi più contenuti”.
“Per il secondo anno consecutivo - spiega Gianvito Rizzo, amministratore della Cantina “Feudi di Guagnano” e componente della Commissione prezzi della Camera di Commercio di Lecce - in Italia la vendemmia è stata scarsa. Non di meno si è verificata una notevole scarsità di prodotto uva in tutta Europa. Questo insolito scenario ha convinto repentinamente diversi grossi imbottigliatori italiani e stranieri ad accaparrarsi grossi quantitativi di uve a prezzi settimanalmente crescenti nel periodo tra agosto e settembre. Non è escluso, peraltro, che qualcuno abbia fatto scorta di materia prima per speculare su un ulteriore aumento dei prezzi dei vini. In fondo – conclude - anche sui prodotti agricoli esiste una borsa e c’è chi specula al rialzo come al ribasso”.
Secondo Gianni Cantele, uno dei titolari della Cantina Cantele di Guagnano, componente del Consiglio di Coldiretti di Lecce e delegato nel Comitato vitivinicolo regionale, “l'aumento delle valorizzazioni delle uve, in parte eroso dalla riduzione delle rese per ettaro, è stata una boccata di ossigeno e una ventata di ottimismo per i viticoltori, da troppi anni anello debole delle filiera”. “Non dobbiamo però dimenticare – aggiunge - che il mercato dei vini confezionati continua ad essere estremamente competitivo e che assorbe con enorme difficoltà incrementi dei prezzi, anche per produzioni di grande qualità. I troppi anni di vini sfusi svenduti a prezzi vili, inoltre, hanno fatto delle produzioni più di massa della Puglia, l'emblema del vino a prezzo basso. Da questa china, si risale con difficoltà e pertanto è auspicabile che il mercato trovi un equilibrio tra la sacrosanta remunerazione del viticultore e la possibilità di rimanere competitivi sui mercati internazionali, anche attraverso il rafforzamento dell'immagine di qualità che la regione deve continuare a darsi. Altrimenti si rischia di vedere spostata l'attenzione su altre aree di produzione che possono offrire opportunità a prezzi più contenuti”.
Rosario Faggiano