LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO - (pag. Le/II - 10 ottobre 2017)
EMERGENZA XYLELLA/VITICOLTORI IN CAMPO – Gli aiuti previsti nel disegna di legge e poi cancellati fanno montare la protesta nel settore agricolo
"Nuovi vigneti al Salento", pressing sulla Regione
Angelo Maci: “Servono maggiori quote di assegnazione all’area infetta”. Paolo Leo: “Avevamo puntato sugli ulivi perché più convenienti economicamente, ma ora è necessario un cambio di rotta”. Piernicola Leone de Castris: “Dobbiamo puntare su coltivazioni resistenti al batterio”
L’approvazione della legge regionale 4/2017 senza il comma che assegnava il 50 per cento delle nuove autorizzazioni, per impianti viticoli alle imprese operanti nelle zone infette da xylella, è stata una svista a cui bisogna porre rimedio. Questa, sostanzialmente, l’opinione di alcuni dei maggiori viticoltori salentini.
Nel 2017, secondo anno di applicazione delle regole Ue che hanno sancito il passaggio al regime autorizzatorio per i nuovi vigneti, la superficie da destinare in Puglia a nuovi impianti è risultata di poco superiore agli 860 ettari.
Riservare il 50 per cento delle nuove autorizzazioni alle aree danneggiate dalla xylella, dunque, poteva rappresentare un segnale concreto di attenzione rispetto ad un territorio che, dopo aver registrato negli anni una riduzione drastica della superficie vitata, ha subito anche un grave attacco al proprio patrimonio olivicolo.
Vigneti ed oliveti: il “connotato” salentino ritenuto essenziale ed irrinunciabile, oltre che per l’aspetto economico, anche dal punto di vista storico-paesaggistico.
“Il fatto che le province salentine – dice l’enologo Angelo Maci, presidente della cooperativa “Cantine Due Palme” e del Consorzio di tutela delle Dop Brindisi e Squinzano - siano state le zone più contagiate dalla xylella, credo sia una certezza che tutto il mondo conosce. Sono estremamente convinto che a livello regionale ci sia stata una svista burocratica nel cancellare la possibilità, non solo di impiantare i vigneti nelle zone colpite, ma soprattutto di avere maggiori quote di assegnazione. Sono anche fermamente convinto che, conoscendo personalmente la sensibilità dell’assessore regionale Leonardo Di Gioia, sicuramente si provvederà a correggere la svista”.
Piernicola Leone de Castris, titolare dell’omonima azienda salicese, non ha dubbi: “Vitivinicoltura ed olivicoltura sono importanti per la nostra area da migliaia di anni. E negli ultimi decenni hanno visto uno sviluppo, anche turistico, di ampia portata. Non posso che esprimere, pertanto, un parere negativo in merito a quanto successo. Far riprendere gli olivi, se possibile, è una strada da percorrere. In caso contrario, bisogna piantare tipologie resistenti alla malattia. Certo, incrementare la base vitivinicola è indispensabile, perché molto in questi anni si è spiantato. È dimostrato che il territorio, in questo settore, è uno dei principali punti di riferimento in Italia e nei più importanti mercati internazionali”.
Per Paolo Leo, titolare delle “Cantine Paolo Leo”, il paesaggio agricolo pugliese sta subendo una trasformazione: “Gli uliveti secolari appartenenti al nostro panorama agricolo – dice - si disseccano impoverendo la produttività dei terreni. Per alcuni decenni gli ulivi avevano preso il posto dei vigneti, perché più gestibili economicamente come coltura ed anche in conseguenza del calo di richiesta di vini pugliesi registrata negli anni ’80. Ora si auspica un cambio di rotta. Vigneti al posto di uliveti infetti: per me personalmente, e parlo da viticultore ma anche da olivicoltore, significa riguardare e risperare nella produttività di questi luoghi “cimiteri” impiantando colture che potenzialmente possano vivere, e quindi forti, su terreni resi poveri dal batterio. Ciò che sta più a cuore a noi agricoltori e produttori è essenzialmente il risanamento del nostro territorio”.
“Queste autorizzazioni ad impiantare nuovi vigneti – sottolinea Francesco Trono, presidente della cooperativa “Cupertinum” – consentirebbero di mantenere un paesaggio caratteristico e, allo stesso tempo, garantirebbero un reddito alle imprese. Questa possibilità negata è un’ennesima dimostrazione come il Salento sia trascurato a tutti i livelli politici, a dispetto dei tanti sacrifici che tutto il mondo agricolo effettua nell'interesse della collettività”. (r.f.)
Nel 2017, secondo anno di applicazione delle regole Ue che hanno sancito il passaggio al regime autorizzatorio per i nuovi vigneti, la superficie da destinare in Puglia a nuovi impianti è risultata di poco superiore agli 860 ettari.
Riservare il 50 per cento delle nuove autorizzazioni alle aree danneggiate dalla xylella, dunque, poteva rappresentare un segnale concreto di attenzione rispetto ad un territorio che, dopo aver registrato negli anni una riduzione drastica della superficie vitata, ha subito anche un grave attacco al proprio patrimonio olivicolo.
Vigneti ed oliveti: il “connotato” salentino ritenuto essenziale ed irrinunciabile, oltre che per l’aspetto economico, anche dal punto di vista storico-paesaggistico.
“Il fatto che le province salentine – dice l’enologo Angelo Maci, presidente della cooperativa “Cantine Due Palme” e del Consorzio di tutela delle Dop Brindisi e Squinzano - siano state le zone più contagiate dalla xylella, credo sia una certezza che tutto il mondo conosce. Sono estremamente convinto che a livello regionale ci sia stata una svista burocratica nel cancellare la possibilità, non solo di impiantare i vigneti nelle zone colpite, ma soprattutto di avere maggiori quote di assegnazione. Sono anche fermamente convinto che, conoscendo personalmente la sensibilità dell’assessore regionale Leonardo Di Gioia, sicuramente si provvederà a correggere la svista”.
Piernicola Leone de Castris, titolare dell’omonima azienda salicese, non ha dubbi: “Vitivinicoltura ed olivicoltura sono importanti per la nostra area da migliaia di anni. E negli ultimi decenni hanno visto uno sviluppo, anche turistico, di ampia portata. Non posso che esprimere, pertanto, un parere negativo in merito a quanto successo. Far riprendere gli olivi, se possibile, è una strada da percorrere. In caso contrario, bisogna piantare tipologie resistenti alla malattia. Certo, incrementare la base vitivinicola è indispensabile, perché molto in questi anni si è spiantato. È dimostrato che il territorio, in questo settore, è uno dei principali punti di riferimento in Italia e nei più importanti mercati internazionali”.
Per Paolo Leo, titolare delle “Cantine Paolo Leo”, il paesaggio agricolo pugliese sta subendo una trasformazione: “Gli uliveti secolari appartenenti al nostro panorama agricolo – dice - si disseccano impoverendo la produttività dei terreni. Per alcuni decenni gli ulivi avevano preso il posto dei vigneti, perché più gestibili economicamente come coltura ed anche in conseguenza del calo di richiesta di vini pugliesi registrata negli anni ’80. Ora si auspica un cambio di rotta. Vigneti al posto di uliveti infetti: per me personalmente, e parlo da viticultore ma anche da olivicoltore, significa riguardare e risperare nella produttività di questi luoghi “cimiteri” impiantando colture che potenzialmente possano vivere, e quindi forti, su terreni resi poveri dal batterio. Ciò che sta più a cuore a noi agricoltori e produttori è essenzialmente il risanamento del nostro territorio”.
“Queste autorizzazioni ad impiantare nuovi vigneti – sottolinea Francesco Trono, presidente della cooperativa “Cupertinum” – consentirebbero di mantenere un paesaggio caratteristico e, allo stesso tempo, garantirebbero un reddito alle imprese. Questa possibilità negata è un’ennesima dimostrazione come il Salento sia trascurato a tutti i livelli politici, a dispetto dei tanti sacrifici che tutto il mondo agricolo effettua nell'interesse della collettività”. (r.f.)