LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (pag. Le/X – 21 marzo 2012)
SALICE – Tantissimi amici ai funerali di Vecchio, le bande suonano marce festose
“Lorenzo, la nostra stella”
L’ora del dolore è fatta di lunghi silenzi e palloncini colorati con le iniziali dei compagni di classe, liberati in aria tra gli applausi
SALICE – “Gli amici sono come le stelle: alcune si spengono altre continuano a brillare in eterno, altre cadono giù; noi siamo certi che tu non cadrai mai e che brillerai per sempre”. Con queste parole, scritte su un cartellone sostenuto da due ragazzi, i compagni di classe hanno salutato per l’ultima volta Lorenzo Vecchio, il sedicenne che la scorsa settimana si è spento improvvisamente dopo un litigio con un anziano del posto. Il corteo funebre è giunto in piazza Plebiscito poco dopo le 16. Dietro la bara bianca c’erano tutti, i genitori Raffaele e Anna Maria, i nonni Valerio e Amelia, gli altri parenti, gli amici, i conoscenti e, soprattutto, tanti giovani, tutti quelli che hanno conosciuto e apprezzato Lorenzo. Non mancava nessuno: i vecchi compagni della terza “C” della media, i nuovi della seconda “A” dello “Scarambone” di Leverano e diversi docenti che lo hanno avuto come alunno. Tutti erano commossi, tantissimi avevano gli occhi lucidi. Davanti alla bara, gli amici del gruppo bandistico delle associazioni “Pentagramma” e “Strafella”, con le loro marce festose hanno reso l’atmosfera insolita. “Abbiamo riservato al nostro amico – dicono – anche la marcia del Mosè di Rossini che eseguiamo, durante le feste, all’uscita del santo dalla chiesa. Per noi Lorenzo è ormai un angelo”.
Dopo il saluto della folla con un lungo applauso, il feretro è stato portato nella chiesa madre “Santa Maria Assunta”.
“Perdonaci - ha detto il parroco don Carmine Canoci in apertura della celebrazione religiosa – se solo per poco ti abbiamo fatto abitare questo mondo, se non abbiamo capito le tue paure e non abbiamo fatto il possibile per sconfiggerle, perdonaci se il grande dono della vita non è stato salvaguardato”. Poi ha letto una bella poesia, dal titolo “Primavera”, che Lorenzo scrisse durante l’ultimo anno delle medie.
Alla conclusione delle esequie, in piazza, nuovi applausi per l’ultimo saluto, mentre venivano liberati nell’aria decine di palloncini colorati con le iniziali di tutti i compagni di classe.
Dopo il saluto della folla con un lungo applauso, il feretro è stato portato nella chiesa madre “Santa Maria Assunta”.
“Perdonaci - ha detto il parroco don Carmine Canoci in apertura della celebrazione religiosa – se solo per poco ti abbiamo fatto abitare questo mondo, se non abbiamo capito le tue paure e non abbiamo fatto il possibile per sconfiggerle, perdonaci se il grande dono della vita non è stato salvaguardato”. Poi ha letto una bella poesia, dal titolo “Primavera”, che Lorenzo scrisse durante l’ultimo anno delle medie.
Alla conclusione delle esequie, in piazza, nuovi applausi per l’ultimo saluto, mentre venivano liberati nell’aria decine di palloncini colorati con le iniziali di tutti i compagni di classe.
Rosario Faggiano