ROSARIOFAGGIANO.IT - NEWS - 31 agosto 2018
GUAGNANO - COMUNICATO STAMPA “VITE IN COMUNE”
L’opposizione sulla X edizione del premio Terre del Negroamaro: “Potrebbe andare peggio? E come? Potrebbe piovere” (Frankenstein Junior, 1974)
Non ha piovuto sulla X edizione del Premio Terre del Negroamaro, anche se il pericolo maggiore non era certamente questo. Il rischio reale era piuttosto quello di replicare il disastro organizzativo dello scorso anno, che avrebbe apposto una pietra tombale su quello che, ad oggi, rimane l’evento principale della nostra comunità.
È bene precisare che il Premio di quest’anno, pur rimanendo lontano dai successi clamorosi di molte delle passate edizioni, ha segnato un netto miglioramento rispetto allo scorso anno, nonostante i molti e a tratti inspiegabili ritardi organizzativi che si sono susseguiti. Già nel settembre del 2017, come gruppo di minoranza avevamo proposto una serie di soluzioni e percorsi condivisi, presentando una mozione in Consiglio Comunale approvata all’unanimità dall’Amministrazione Sorrento, ma poi totalmente e clamorosamente ignorata.
Purtroppo,pur avendo avuto un intero anno a disposizione, i forti ritardi hanno di fatto impedito di mettere seriamente ed organicamente mano alle tante criticità manifestatesi non solo nell’ultima edizione, arrivando a meno di due mesi dalla manifestazione senza aver neanche nominato il nuovo Comitato Tecnico Operativo, presidenza compresa.
Partendo dall’analisi della prima serata del 16 agosto, occorre dire che la Masterclass sui nostri vini rosati, che ha avuto luogo in Piazza Maria SS del Rosario, ha segnato un netto passo in avanti nella scelta dei temi e dei contenuti. La presenza di una Master Wine del calibro di ElizabethGabay e di alcuni blogger e giornalisti del settore ha offerto un’indiscutibile visibilità alle aziende vitivinicole coinvolte, accendendo i fari su uno dei prodotti con maggiori potenzialità del nostro territorio.
Ciò che sorprende è il reiterarsi dell’errore di tenere ancora una volta fuori la comunità, alla quale non è stato permesso di capire minimamente cosa stesse accadendo in piazza; l’unico concetto chiaro era che i cittadini non fossero stati invitati. Che triste paradosso! Un errore imperdonabile figlio dell’autoreferenzialità e dell’elitarismo di qualcuno che ha ancora difficoltà a capire che l’impiego di soldi pubblici va spiegato e giustificato nei minimi dettagli. Non si potrà mai fare una promozione territoriale seria senza un faticoso ma indispensabile lavoro di coinvolgimento di tutta la comunità, finalizzato a creare senza indugi quella coscienza di luogo senza la quale non si va da nessuna parte.
Luci ed ombre anche sulla serata principale della nostra kermesse agostana.Tenuto conto di un impegno di spesa di oltre sessantamila euro, molti ma non ancora sufficienti sono stati i miglioramenti nell’allestimento dei vicoli del nostro centro storico, seppur ancora una volta inspiegabilmente spoglio in alcuni punti nevralgici come Via Roma, Vico San Luigi e Via Tarentini. A tal proposito, vanno ringraziate la varie associazioni che, pur con tempi ristrettissimi, hanno dato l’anima per evitare il deserto dello scorso anno. Splendido, per esempio, l’allestimento di via Trappeti: il pergolato riprodotto dai volontari del Gruppo Teatro Parrocchiale è una delle cose più belle viste da quando la manifestazione ha avuto origine.
Anche i fuochi di spettacolo sono ulteriormente da potenziare ma, fortunatamente, dopo l’idea fallimentare delle bande itineranti, sono tornati al loro posto.
Analizzando quella presentata come la principale novità nell’impianto organizzativo dell’evento, la scelta di collocare tutte le cantine in un’unica via, se da un lato è apparsa scenograficamente indovinata, con pagodine tutte uguali e ben individuabili, dall’altro presenta, a nostro avviso, una doppia problematica: le gastronomie rischiano di diventare la cenerentola della manifestazione, specie alla luce di una brochure illustrativa fatta malissimo che non permetteva assolutamente ai visitatori di individuare gli stand coni piatti da consumare; inoltre, se il numero di presenze dovesse tornare quello delle passate edizioni, si creerebbe un enorme ingorgo in quella zona con problemi di gestione difficilmente risolvibili che potrebbero compromettere il sereno svolgimento della manifestazione. È bene poiricordare che il Premio non è nato come una sorta di rivisitazione di “Calici sotto le Stelle”: l’abbinamento cibo-vino, con una ricerca che, almeno nelle intenzioni iniziali, doveva essere frutto di un continuo confronto tra gastronomie e mondo del vino, è e dovrebbe rimanere uno dei pilastri della manifestazione.
Anche la gestione del palco centrale si può e si deve migliorare, con un Davide Gangi mattatore a nostro avviso molto più a proprio agio nelle vesti di coordinatore/organizzatore che in quelle di presentatore. La maggior parte delle premiazioni sono finalmente tornate a proporre temi più attinenti alla mission dell’evento, seppur intervallati da una proposta musicale non propriamente attinente ed eccessivamente focalizzati sul settore enologico. Anche la scelta di Teresa DeSio, seppur di indubbia qualità, è apparsa debole in quanto a capacità di attrarre ulteriori visitatori.
A proposito del numero di presenze, pur non essendo l’unico e neanche il più importante tema da affrontare, una riflessione sorge spontanea: con circa ventimila euro investiti quest’anno in comunicazione, ci saremmo aspettati maggiore pubblicità che non può passare solo dai social, ma deve potenziare tutti gli strumenti, compresi quelli tradizionali,come la capillare distribuzione di volantini e locandine nel corso di altri grandi eventi e presso i lidi dove la presenza di turisti, seppur in calo, rimane massiccia.
Ciò detto, occorre dire che la vera svolta dell’edizione di quest’anno sta nell’aver dato un maggior respiro internazionale al Premio Terre del Negroamaro il cui merito va indubbiamente riconosciuto a Davide Gangi e a Vinoway. Una scelta azzeccatissima che siamo pronti a proteggere e a sostenere senza indugi. Leggere sui vari blog di settore articoli in lingua inglese che parlano di un piccolo paese del Salento dove tutto profuma di grappoli che crescono e di gente che fa il vino è un inizio di storytelling del nostro territorio che va indubbiamente nella giusta direzione.
Concludendo, la vera sfida da cogliere rimane sempre la stessa. Ad oggi, una manifestazione sulla quale è stato investito quasi mezzo milione di euro in dieci anni, poco o nulla ha lasciato sul territorio e sulla comunità, a partire da un centro storico che ancora non esiste in termini di attrattività turistica ed offerta culturale, per non parlare della strutturazione di un’offerta di ospitalità diffusa su cui possiamo e dobbiamo puntare, di politiche urbanistiche ed ambientali all’altezza, in un paese che rimane ancora inanimato per la gran parte del resto dell’anno, una volta calato il sipario sul Premio.
Su tutto ciò siamo pronti a dare il nostro contributo in termini di idee e proposte, senza rinunciare alla nostra funzione di controllo. Ma se, giunti ormai alla decima edizione, l’evento resta tale giocando ancora in difesasenza generare anno dopo anno lo sviluppo socio-economico del territorio, la tutela dei luoghi, delle tipicità e del saper fare, si rischia che diventi un ambizioso evento “sul niente”: un evento senza Guagnano, il soggetto insomma, che con il tempo spinga la comunità a domandarsi : non sarebbe stato meglio niente?
È bene precisare che il Premio di quest’anno, pur rimanendo lontano dai successi clamorosi di molte delle passate edizioni, ha segnato un netto miglioramento rispetto allo scorso anno, nonostante i molti e a tratti inspiegabili ritardi organizzativi che si sono susseguiti. Già nel settembre del 2017, come gruppo di minoranza avevamo proposto una serie di soluzioni e percorsi condivisi, presentando una mozione in Consiglio Comunale approvata all’unanimità dall’Amministrazione Sorrento, ma poi totalmente e clamorosamente ignorata.
Purtroppo,pur avendo avuto un intero anno a disposizione, i forti ritardi hanno di fatto impedito di mettere seriamente ed organicamente mano alle tante criticità manifestatesi non solo nell’ultima edizione, arrivando a meno di due mesi dalla manifestazione senza aver neanche nominato il nuovo Comitato Tecnico Operativo, presidenza compresa.
Partendo dall’analisi della prima serata del 16 agosto, occorre dire che la Masterclass sui nostri vini rosati, che ha avuto luogo in Piazza Maria SS del Rosario, ha segnato un netto passo in avanti nella scelta dei temi e dei contenuti. La presenza di una Master Wine del calibro di ElizabethGabay e di alcuni blogger e giornalisti del settore ha offerto un’indiscutibile visibilità alle aziende vitivinicole coinvolte, accendendo i fari su uno dei prodotti con maggiori potenzialità del nostro territorio.
Ciò che sorprende è il reiterarsi dell’errore di tenere ancora una volta fuori la comunità, alla quale non è stato permesso di capire minimamente cosa stesse accadendo in piazza; l’unico concetto chiaro era che i cittadini non fossero stati invitati. Che triste paradosso! Un errore imperdonabile figlio dell’autoreferenzialità e dell’elitarismo di qualcuno che ha ancora difficoltà a capire che l’impiego di soldi pubblici va spiegato e giustificato nei minimi dettagli. Non si potrà mai fare una promozione territoriale seria senza un faticoso ma indispensabile lavoro di coinvolgimento di tutta la comunità, finalizzato a creare senza indugi quella coscienza di luogo senza la quale non si va da nessuna parte.
Luci ed ombre anche sulla serata principale della nostra kermesse agostana.Tenuto conto di un impegno di spesa di oltre sessantamila euro, molti ma non ancora sufficienti sono stati i miglioramenti nell’allestimento dei vicoli del nostro centro storico, seppur ancora una volta inspiegabilmente spoglio in alcuni punti nevralgici come Via Roma, Vico San Luigi e Via Tarentini. A tal proposito, vanno ringraziate la varie associazioni che, pur con tempi ristrettissimi, hanno dato l’anima per evitare il deserto dello scorso anno. Splendido, per esempio, l’allestimento di via Trappeti: il pergolato riprodotto dai volontari del Gruppo Teatro Parrocchiale è una delle cose più belle viste da quando la manifestazione ha avuto origine.
Anche i fuochi di spettacolo sono ulteriormente da potenziare ma, fortunatamente, dopo l’idea fallimentare delle bande itineranti, sono tornati al loro posto.
Analizzando quella presentata come la principale novità nell’impianto organizzativo dell’evento, la scelta di collocare tutte le cantine in un’unica via, se da un lato è apparsa scenograficamente indovinata, con pagodine tutte uguali e ben individuabili, dall’altro presenta, a nostro avviso, una doppia problematica: le gastronomie rischiano di diventare la cenerentola della manifestazione, specie alla luce di una brochure illustrativa fatta malissimo che non permetteva assolutamente ai visitatori di individuare gli stand coni piatti da consumare; inoltre, se il numero di presenze dovesse tornare quello delle passate edizioni, si creerebbe un enorme ingorgo in quella zona con problemi di gestione difficilmente risolvibili che potrebbero compromettere il sereno svolgimento della manifestazione. È bene poiricordare che il Premio non è nato come una sorta di rivisitazione di “Calici sotto le Stelle”: l’abbinamento cibo-vino, con una ricerca che, almeno nelle intenzioni iniziali, doveva essere frutto di un continuo confronto tra gastronomie e mondo del vino, è e dovrebbe rimanere uno dei pilastri della manifestazione.
Anche la gestione del palco centrale si può e si deve migliorare, con un Davide Gangi mattatore a nostro avviso molto più a proprio agio nelle vesti di coordinatore/organizzatore che in quelle di presentatore. La maggior parte delle premiazioni sono finalmente tornate a proporre temi più attinenti alla mission dell’evento, seppur intervallati da una proposta musicale non propriamente attinente ed eccessivamente focalizzati sul settore enologico. Anche la scelta di Teresa DeSio, seppur di indubbia qualità, è apparsa debole in quanto a capacità di attrarre ulteriori visitatori.
A proposito del numero di presenze, pur non essendo l’unico e neanche il più importante tema da affrontare, una riflessione sorge spontanea: con circa ventimila euro investiti quest’anno in comunicazione, ci saremmo aspettati maggiore pubblicità che non può passare solo dai social, ma deve potenziare tutti gli strumenti, compresi quelli tradizionali,come la capillare distribuzione di volantini e locandine nel corso di altri grandi eventi e presso i lidi dove la presenza di turisti, seppur in calo, rimane massiccia.
Ciò detto, occorre dire che la vera svolta dell’edizione di quest’anno sta nell’aver dato un maggior respiro internazionale al Premio Terre del Negroamaro il cui merito va indubbiamente riconosciuto a Davide Gangi e a Vinoway. Una scelta azzeccatissima che siamo pronti a proteggere e a sostenere senza indugi. Leggere sui vari blog di settore articoli in lingua inglese che parlano di un piccolo paese del Salento dove tutto profuma di grappoli che crescono e di gente che fa il vino è un inizio di storytelling del nostro territorio che va indubbiamente nella giusta direzione.
Concludendo, la vera sfida da cogliere rimane sempre la stessa. Ad oggi, una manifestazione sulla quale è stato investito quasi mezzo milione di euro in dieci anni, poco o nulla ha lasciato sul territorio e sulla comunità, a partire da un centro storico che ancora non esiste in termini di attrattività turistica ed offerta culturale, per non parlare della strutturazione di un’offerta di ospitalità diffusa su cui possiamo e dobbiamo puntare, di politiche urbanistiche ed ambientali all’altezza, in un paese che rimane ancora inanimato per la gran parte del resto dell’anno, una volta calato il sipario sul Premio.
Su tutto ciò siamo pronti a dare il nostro contributo in termini di idee e proposte, senza rinunciare alla nostra funzione di controllo. Ma se, giunti ormai alla decima edizione, l’evento resta tale giocando ancora in difesasenza generare anno dopo anno lo sviluppo socio-economico del territorio, la tutela dei luoghi, delle tipicità e del saper fare, si rischia che diventi un ambizioso evento “sul niente”: un evento senza Guagnano, il soggetto insomma, che con il tempo spinga la comunità a domandarsi : non sarebbe stato meglio niente?
Gruppo consiliare “Vite in Comune” - Guagnano
François Imperiale, Mimma Leone, Giusi Ricciato, Antonio Degli Atti