LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (pag. Le/XII – 14 luglio 2013)
SALICE – Una donna in stato d’indigenza rubò nel Penny Market alimenti per un valore di undici euro
Ladra per necessità, il giudice l’assolve
SALICE – Versa in stato di assoluta indigenza: il giudice assolve una donna per aver rubato generi alimentari nel “Penny market”. La sentenza, di particolare rilevanza “umana” (oltre che giuridica), è del Tribunale di Lecce, sezione distaccata di Campi Salentina (giudice monocratico Stefano Sernia, assistito dalla cancelliera Lidia Agrimi).
Il furto, che è stato commesso nel dicembre del 2011, fu scoperto da una commessa del supermercato di via Vescovo Faggiano. La donna, una signora divorziata che vive da sola in un appartamento del centro storico, aveva sottratto dagli scaffali una confezione di petti di pollo, un ketchup e un “Kinder Pingui”. Valore complessivo della merce: 11 euro.
Il fatto fu immediatamente segnalato ai carabinieri i quali avviarono le procedure di competenza. C’è da aggiungere che, dopo la denuncia del furto da parte della commessa, non seguì alcuna querela della società proprietaria del “Penny market” la quale, evidentemente, aveva rinunciato a perseguire la malcapitata.
La Procura della Repubblica, dunque, avviò il processo qualificando il gesto come furto aggravato.
Durante il processo la denunciata, tramite il suo legale Donato De
Mitri, ha dimostrato il suo grave stato di indigenza, documentato anche da specifiche relazioni del Servizio sociale del Comune di Salice.
Peraltro, anche il pubblico ministero, alla conclusione del procedimento, ha chiesto l’assoluzione della donna “per lo stato di bisogno”.
“La sentenza – spiega De Mitri - solo in apparenza sembra collocarsi nel filone di decisioni assunte in Italia da alcuni giudici che hanno tenuto in seria considerazione lo stato di bisogno che a volte induce le persone a rubare per sopravvivere. Ovviamente, in tempi come questi, la notizia suscita scalpore perché sempre più persone sono sotto la soglia di povertà. La sentenza del giudice Sernia, invece, si caratterizza per la sua linearità dal punto di vista giuridico. Mentre altre decisioni hanno applicato l’articolo 54 del codice penale, con risultati dubbi dal punto di vista strettamente giuridico, il magistrato di Campi ha riqualificato l’episodio. Il furto, infatti, è stato commesso su cose di tenue valore per provvedere all’urgente bisogno di mangiare. Ritenuto non sussistere il furto aggravato, il giudice ha dichiarato di non doversi procedere per difetto di querela”.
Insomma, declassato il fatto a furto semplice (perseguibile solo a seguito di querela della persona offesa), l’azione penale è stata annullata.
Il furto, che è stato commesso nel dicembre del 2011, fu scoperto da una commessa del supermercato di via Vescovo Faggiano. La donna, una signora divorziata che vive da sola in un appartamento del centro storico, aveva sottratto dagli scaffali una confezione di petti di pollo, un ketchup e un “Kinder Pingui”. Valore complessivo della merce: 11 euro.
Il fatto fu immediatamente segnalato ai carabinieri i quali avviarono le procedure di competenza. C’è da aggiungere che, dopo la denuncia del furto da parte della commessa, non seguì alcuna querela della società proprietaria del “Penny market” la quale, evidentemente, aveva rinunciato a perseguire la malcapitata.
La Procura della Repubblica, dunque, avviò il processo qualificando il gesto come furto aggravato.
Durante il processo la denunciata, tramite il suo legale Donato De
Mitri, ha dimostrato il suo grave stato di indigenza, documentato anche da specifiche relazioni del Servizio sociale del Comune di Salice.
Peraltro, anche il pubblico ministero, alla conclusione del procedimento, ha chiesto l’assoluzione della donna “per lo stato di bisogno”.
“La sentenza – spiega De Mitri - solo in apparenza sembra collocarsi nel filone di decisioni assunte in Italia da alcuni giudici che hanno tenuto in seria considerazione lo stato di bisogno che a volte induce le persone a rubare per sopravvivere. Ovviamente, in tempi come questi, la notizia suscita scalpore perché sempre più persone sono sotto la soglia di povertà. La sentenza del giudice Sernia, invece, si caratterizza per la sua linearità dal punto di vista giuridico. Mentre altre decisioni hanno applicato l’articolo 54 del codice penale, con risultati dubbi dal punto di vista strettamente giuridico, il magistrato di Campi ha riqualificato l’episodio. Il furto, infatti, è stato commesso su cose di tenue valore per provvedere all’urgente bisogno di mangiare. Ritenuto non sussistere il furto aggravato, il giudice ha dichiarato di non doversi procedere per difetto di querela”.
Insomma, declassato il fatto a furto semplice (perseguibile solo a seguito di querela della persona offesa), l’azione penale è stata annullata.
Rosario Faggiano