LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (pag. Le/IX – 28 maggio 2013)
LO SCRIVO IO – L’Attualità raccontata dai giovani (Concorso promosso dalla Gazzetta del Mezzogiorno riservato a tutti i ragazzi, dalla prima elementare all’università)
La Leone de Castris c’è: “Crediamo nei giovani”
E arrivano 40 “kit mare”. “Siamo vicini al mondo della scuola e della cultura: il futuro dell’economia salentina è nel settore agroalimentare e vorremmo che l?università puntasse sulla facoltà di Agraria”
“I volani per lo sviluppo del nostro territorio? L’agroalimentare e il turismo”. Piernicola Leone de Castris non ha dubbi: c’è la possibilità di riprendere percorsi importanti di crescita, ma a condizione che le istituzioni sostengano le vere potenzialità e vocazioni del Salento.
L’imprenditore, alla guida dell’antica azienda vitivinicola di famiglia fondata nel 1665 dal duca Oronzo Arcangelo Maria Francesco, conte di Lemos (nipote di Ferrante e Francisco, entrambi viceré spagnoli in Italia), anche quest’anno ha sostenuto “Lo scrivo io”, l’iniziativa della Gazzetta del Mezzogiorno riservata a tutti gli alunni e studenti salentini.
Per la nuova edizione del concorso giornalistico, la prestigiosa cantina “Leone de Castris” ha messo a disposizione quaranta kit (telo mare, il romanzo “Cinque Rose di Negroamaro” e una bottiglia di Five Roses Anniversario) da assegnare ad altrettanti studenti autori di articoli, foto o video.
Lo scrivo io” è diventato un appuntamento annuale anche per la sua Casa vinicola. Perché?
Noi crediamo molto nei giovani che rappresentano il futuro del nostro paese. Cerchiamo di dare un contributo affinché i più meritevoli ottengano dei riconoscimenti che siano da incentivo per il loro avvenire.
Qual è il rapporto fra l’azienda e il territorio?
Il rapporto è molto stretto perché creiamo prodotti che caratterizzano il Salento. La Leone de Castris, come marchio di vino imbottigliato, ha circa 90 anni. La prima bottiglia, prodotta nel 1925, fu commercializzata con il nome “Moscatello”. Da allora sono nati tanti altri prodotti, tutti di alta qualità. Dal punto di vista sociale, la nostra azienda ha sempre cercato di dare il proprio apporto alla crescita del territorio e col museo aziendale ha inteso creare un involucro all’interno del quale si può visitare l’attività vitivinicola, oltre che della cantina, dell’intero territorio salentino. Sia l’attività produttiva che di trasformazione interessa circa un centinaio di famiglie salentine che da noi trovano occupazione. Nel primo trimestre del 2014, inoltre, prevediamo di inaugurare l’albergo Villa Donna Lisa, ampliato e totalmente ristrutturato.
I giovani non sembrano avere fiducia nelle prospettive lavorative ed imprenditoriali in agricoltura. Cosa bisognerebbe fare per incentivare lo sviluppo nel settore?
In campagna, purtroppo, lavorano pochi giovani. Il motivo principale è che il lavoro agricolo viene considerato di scarso prestigio e di scarso valore aggiunto, ovvero con dei margini di guadagno molto risicati o addirittura inesistenti. Secondo me, invece, il settore agricolo dovrebbe essere rivalutato perché il futuro del nostro territorio è legato all’agroalimentare e al turismo. Le istituzioni, dunque, dovrebbero impegnare più risorse ed energie per valorizzare questo importante settore, negli ultimi decenni considerato la cenerentola delle attuali dinamiche economiche. Si potrebbe fare molto per sostenere l’agricoltura. Sarebbe utile, ad esempio, istituire una facoltà di agraria anche a Lecce per favorire la formazione di coloro che si vogliono avvicinare a tale attività.
L’eccellenza vinicola salentina è apprezzata nei mercati mondiali, ma a livello locale il settore non decolla del tutto. Perché?
A livello internazionale i vini pugliesi e salentini sono più presenti rispetto al passato, però ancora molto distanti sono le posizioni rispetto a quelli del Centro e Nord d’Italia. Per vincere la sfida ci vorrebbe una maggiore coesione fra i produttori del Salento per fare conoscere di più i marchi del territorio.
I prodotti salentini sono di alta qualità, ma meno conosciuti rispetto a doc che sono sul mercato da più tempo. Per raggiungere traguardi importanti per l’intero Salento, dunque, bisogna superare l’individualismo esasperato che, come è noto, non porta da nessuna parte.
L’imprenditore, alla guida dell’antica azienda vitivinicola di famiglia fondata nel 1665 dal duca Oronzo Arcangelo Maria Francesco, conte di Lemos (nipote di Ferrante e Francisco, entrambi viceré spagnoli in Italia), anche quest’anno ha sostenuto “Lo scrivo io”, l’iniziativa della Gazzetta del Mezzogiorno riservata a tutti gli alunni e studenti salentini.
Per la nuova edizione del concorso giornalistico, la prestigiosa cantina “Leone de Castris” ha messo a disposizione quaranta kit (telo mare, il romanzo “Cinque Rose di Negroamaro” e una bottiglia di Five Roses Anniversario) da assegnare ad altrettanti studenti autori di articoli, foto o video.
Lo scrivo io” è diventato un appuntamento annuale anche per la sua Casa vinicola. Perché?
Noi crediamo molto nei giovani che rappresentano il futuro del nostro paese. Cerchiamo di dare un contributo affinché i più meritevoli ottengano dei riconoscimenti che siano da incentivo per il loro avvenire.
Qual è il rapporto fra l’azienda e il territorio?
Il rapporto è molto stretto perché creiamo prodotti che caratterizzano il Salento. La Leone de Castris, come marchio di vino imbottigliato, ha circa 90 anni. La prima bottiglia, prodotta nel 1925, fu commercializzata con il nome “Moscatello”. Da allora sono nati tanti altri prodotti, tutti di alta qualità. Dal punto di vista sociale, la nostra azienda ha sempre cercato di dare il proprio apporto alla crescita del territorio e col museo aziendale ha inteso creare un involucro all’interno del quale si può visitare l’attività vitivinicola, oltre che della cantina, dell’intero territorio salentino. Sia l’attività produttiva che di trasformazione interessa circa un centinaio di famiglie salentine che da noi trovano occupazione. Nel primo trimestre del 2014, inoltre, prevediamo di inaugurare l’albergo Villa Donna Lisa, ampliato e totalmente ristrutturato.
I giovani non sembrano avere fiducia nelle prospettive lavorative ed imprenditoriali in agricoltura. Cosa bisognerebbe fare per incentivare lo sviluppo nel settore?
In campagna, purtroppo, lavorano pochi giovani. Il motivo principale è che il lavoro agricolo viene considerato di scarso prestigio e di scarso valore aggiunto, ovvero con dei margini di guadagno molto risicati o addirittura inesistenti. Secondo me, invece, il settore agricolo dovrebbe essere rivalutato perché il futuro del nostro territorio è legato all’agroalimentare e al turismo. Le istituzioni, dunque, dovrebbero impegnare più risorse ed energie per valorizzare questo importante settore, negli ultimi decenni considerato la cenerentola delle attuali dinamiche economiche. Si potrebbe fare molto per sostenere l’agricoltura. Sarebbe utile, ad esempio, istituire una facoltà di agraria anche a Lecce per favorire la formazione di coloro che si vogliono avvicinare a tale attività.
L’eccellenza vinicola salentina è apprezzata nei mercati mondiali, ma a livello locale il settore non decolla del tutto. Perché?
A livello internazionale i vini pugliesi e salentini sono più presenti rispetto al passato, però ancora molto distanti sono le posizioni rispetto a quelli del Centro e Nord d’Italia. Per vincere la sfida ci vorrebbe una maggiore coesione fra i produttori del Salento per fare conoscere di più i marchi del territorio.
I prodotti salentini sono di alta qualità, ma meno conosciuti rispetto a doc che sono sul mercato da più tempo. Per raggiungere traguardi importanti per l’intero Salento, dunque, bisogna superare l’individualismo esasperato che, come è noto, non porta da nessuna parte.
Rosario Faggiano