LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (pag. Le/XI – 20 aprile 2014)
VEGLIE – L’analisi impietosa del segretario cittadino del Pd, Giovanni Caputo
"La crisi della maggioranza frutto dei malati di visibilità"
Il partito “è stato leale, ma ora è tempo di andare tutti a casa”
VEGLIE – “Non è l’eterogeneità della maggioranza ad aver provocato la crisi, ma la ricerca di visibilità di chi, conquistato il palazzo, riteneva di dover fregiarsi del titolo di assessore. Si è entrati e usciti dall’area della maggioranza in funzione della carica assessorile, avuta o negata”.
Questa l’analisi del segretario del Pd Giovanni Caputo il quale, a nome del direttivo sezionale, prende posizione dopo le dimissioni del sindaco Sandro Aprile. Secondo Caputo, quella che era nata come una larga coalizione, forte anche della presenza di due ex sindaci (Roberto Carlà e Antonio Greco), in realtà avrebbe completamente fallito il suo compito di governare la crisi dell’Ente, causata dai ridotti trasferimenti statali e da un’eccessiva burocrazia.
“A questa maggioranza – dice - è mancata la Politica. Perché la Politica, intesa come gestione trasparente degli interessi dei cittadini, non interessa a nessuno. È mancato il governo della macchina amministrativa sempre più riottosa e autoreferenziale. E’ mancata una squadra in grado di dialogare con le forze produttive del paese, con i giovani e con la scuola. È l’impegno, la passione, la responsabilità, la preparazione, le aperture al nuovo e al rischio. Le analisi, le interrogazioni, i sofismi, le denunce sono stati meri espedienti per nascondere protagonismi, insipienze, ego arroventati, desiderio di visibilità”.
Caputo, tuttavia, non boccia l’operato del sindaco Aprile il quale, nonostante la litigiosità della maggioranza, avrebbe cercato di governare nel miglior modo possibile.
“Ora – continua - dopo le ultime defezioni metafisiche di Gennachi e Giannotta, costatando di non avere più la maggioranza, Aprile rimette il mandato, dimostrando rispetto degli elettori e delle Istituzioni e rifiutando il canto di quelle sirene, che non hanno titolo a cantare perché stonate. In tutta questa vicenda, i rappresentanti del Pd, pur avendo colto i limiti dell’azione di governo, hanno sostenuto la carretta e con lealtà hanno appoggiato il sindaco, rifiutando il dissenso strumentale. Sostenuti dall’intero partito – conclude – ora sono convinti che l’esperienza sia finita e che bisogna andare tutti a casa”.
Questa l’analisi del segretario del Pd Giovanni Caputo il quale, a nome del direttivo sezionale, prende posizione dopo le dimissioni del sindaco Sandro Aprile. Secondo Caputo, quella che era nata come una larga coalizione, forte anche della presenza di due ex sindaci (Roberto Carlà e Antonio Greco), in realtà avrebbe completamente fallito il suo compito di governare la crisi dell’Ente, causata dai ridotti trasferimenti statali e da un’eccessiva burocrazia.
“A questa maggioranza – dice - è mancata la Politica. Perché la Politica, intesa come gestione trasparente degli interessi dei cittadini, non interessa a nessuno. È mancato il governo della macchina amministrativa sempre più riottosa e autoreferenziale. E’ mancata una squadra in grado di dialogare con le forze produttive del paese, con i giovani e con la scuola. È l’impegno, la passione, la responsabilità, la preparazione, le aperture al nuovo e al rischio. Le analisi, le interrogazioni, i sofismi, le denunce sono stati meri espedienti per nascondere protagonismi, insipienze, ego arroventati, desiderio di visibilità”.
Caputo, tuttavia, non boccia l’operato del sindaco Aprile il quale, nonostante la litigiosità della maggioranza, avrebbe cercato di governare nel miglior modo possibile.
“Ora – continua - dopo le ultime defezioni metafisiche di Gennachi e Giannotta, costatando di non avere più la maggioranza, Aprile rimette il mandato, dimostrando rispetto degli elettori e delle Istituzioni e rifiutando il canto di quelle sirene, che non hanno titolo a cantare perché stonate. In tutta questa vicenda, i rappresentanti del Pd, pur avendo colto i limiti dell’azione di governo, hanno sostenuto la carretta e con lealtà hanno appoggiato il sindaco, rifiutando il dissenso strumentale. Sostenuti dall’intero partito – conclude – ora sono convinti che l’esperienza sia finita e che bisogna andare tutti a casa”.
Rosario Faggiano