LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (pag. 17/naz. – 29 maggio 2013)
SPECIALE ECONOMIA SALENTO – NUOVI ORIZZONTI, SETTORE IN FORTE ASCESA – I produttori: negli ultimi dieci anni il quantitativo di prodotto imbottigliato si è più che quintuplicato; i mercati internazionali interessati alle doc e igt salentine sono Europa, Nord America, ma anche Russia e Asia
Il mondo brinda “made in Salento”
Il 70 per cento del vino in bottiglia messo sul mercato è stato venduto all’estero
Ogni stilla è una sorta di ambasciatore in terra straniera: sapori, profumi e colore sono una cartolina sensoriale del territorio e della sua cultura
Eccellenza produttiva e ottimo rapporto qualità-prezzo. Il vino salentino ha spiegato le sue vele verso la conquista di tutti i mercati nazionali ed esteri. Secondo stime fornite dagli operatori del settore, negli ultimi dieci anni il quantitativo di prodotto imbottigliato si è più che quintuplicato, passando dal 10 per cento ad oltre il 50 per cento.
Nel 2012 soltanto la metà dell’intera produzione vinicola delle cantine del Salento è stata destinata allo stoccaggio o venduta sfusa, l’altra metà è stata utilizzata per ottenere vino imbottigliato di alta o altissima gamma doc-dop e igt-igp.
Il dato ancor più sorprendente e che fa ben sperare in ulteriori ottime prospettive di crescita, è che gran parte del vino in bottiglia messo sul mercato è stato venduto all’estero (il 70 per cento dell’intero prodotto salentino). Per avere un’idea dell’impennata avuta, basta considerare che appena cinque anni fa l’imbottigliato esportato si stimava fosse intorno al 10 per cento.
I mercati internazionali interessati alle doc e igt salentine, soprattutto a base di Negroamaro e Primitivo, sono quelli classici (Europa e Nord America), ma anche quelli nuovi della Russia e dell’Asia.
I dati disponibili, pubblicati dall’Unione italiana vini, confermano l’inversione di tendenza rispetto al passato. Per quanto riguarda la doc “Salice Salentino”, prima in Puglia per quantità prodotta (circa 140mila ettolitri), nel 2012 su 89.614 hl di vino certificato, ne sono stati imbottigliati 71.778 (80 per cento).
Le altre principali doc salentine hanno fatto registrare i seguenti dati: “Primitivo di Manduria” (circa 87mila ettolitri di produzione totale), vino certificato 68.562 hl, imbottigliato 55.974; “Squinzano” (circa 12.900 ettolitri complessivi), certificato 6.574 hl, imbottigliato 5.735. Le varie tipologie di vino rientranti nell’igt “Salento”, infine, negli ultimi cinque mesi del 2012 hanno determinato un imbottigliato pari a 142.321 ettolitri.
“La politica commerciale dei nostri vini di pregio – spiega Angelo Maci, presidente del Consorzio del Salice Salentino e di Cantine Due Palme - si affida non solo alla capacità di penetrazione nei nuovi mercati ma anche al processo di innovazione tecnologica e territoriale. I nostri vini nascono da una matrice nettamente culturale che trasmette il senso dei luoghi e nobilita la terra d’origine, facendosi testimoni di eccellenza. Associamo il nostro prodotto ad un’idea forte, culturalmente identificabile: un percorso nel tempo e nello spazio, per scoprire le doti segrete dei vini e dei terroir del Salento” .
“Se sapremo utilizzare bene le nostre potenzialità – aggiunge Paolo Leo, titolare dell’omonima azienda salentina - presto potremo avere primati di esportazione all’estero. Abbiamo tutte le carte in regola per confrontarci con le altre doc del Nord, maggiormente conosciute perché da più tempo sui mercati. Per vincere la sfida è necessario competitività dei prezzi e eccellenza del prodotto. Noi disponiamo di entrambe le cose”.
Nel 2012 soltanto la metà dell’intera produzione vinicola delle cantine del Salento è stata destinata allo stoccaggio o venduta sfusa, l’altra metà è stata utilizzata per ottenere vino imbottigliato di alta o altissima gamma doc-dop e igt-igp.
Il dato ancor più sorprendente e che fa ben sperare in ulteriori ottime prospettive di crescita, è che gran parte del vino in bottiglia messo sul mercato è stato venduto all’estero (il 70 per cento dell’intero prodotto salentino). Per avere un’idea dell’impennata avuta, basta considerare che appena cinque anni fa l’imbottigliato esportato si stimava fosse intorno al 10 per cento.
I mercati internazionali interessati alle doc e igt salentine, soprattutto a base di Negroamaro e Primitivo, sono quelli classici (Europa e Nord America), ma anche quelli nuovi della Russia e dell’Asia.
I dati disponibili, pubblicati dall’Unione italiana vini, confermano l’inversione di tendenza rispetto al passato. Per quanto riguarda la doc “Salice Salentino”, prima in Puglia per quantità prodotta (circa 140mila ettolitri), nel 2012 su 89.614 hl di vino certificato, ne sono stati imbottigliati 71.778 (80 per cento).
Le altre principali doc salentine hanno fatto registrare i seguenti dati: “Primitivo di Manduria” (circa 87mila ettolitri di produzione totale), vino certificato 68.562 hl, imbottigliato 55.974; “Squinzano” (circa 12.900 ettolitri complessivi), certificato 6.574 hl, imbottigliato 5.735. Le varie tipologie di vino rientranti nell’igt “Salento”, infine, negli ultimi cinque mesi del 2012 hanno determinato un imbottigliato pari a 142.321 ettolitri.
“La politica commerciale dei nostri vini di pregio – spiega Angelo Maci, presidente del Consorzio del Salice Salentino e di Cantine Due Palme - si affida non solo alla capacità di penetrazione nei nuovi mercati ma anche al processo di innovazione tecnologica e territoriale. I nostri vini nascono da una matrice nettamente culturale che trasmette il senso dei luoghi e nobilita la terra d’origine, facendosi testimoni di eccellenza. Associamo il nostro prodotto ad un’idea forte, culturalmente identificabile: un percorso nel tempo e nello spazio, per scoprire le doti segrete dei vini e dei terroir del Salento” .
“Se sapremo utilizzare bene le nostre potenzialità – aggiunge Paolo Leo, titolare dell’omonima azienda salentina - presto potremo avere primati di esportazione all’estero. Abbiamo tutte le carte in regola per confrontarci con le altre doc del Nord, maggiormente conosciute perché da più tempo sui mercati. Per vincere la sfida è necessario competitività dei prezzi e eccellenza del prodotto. Noi disponiamo di entrambe le cose”.
Rosario Faggiano