LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO - (pag. Le/V - 18 febbraio 2018)

ECONOMIA – Il decreto firmato dal ministro Martina accolto con favore dai viticoltori salentini: “Una prima vittoria per tutti i produttori”

"Il Governo ci dà ragione, niente scippo dei vigneti"

“Le aziende del Nord non ci possono togliere i diritti di reimpianto”. La Puglia dal 2013 al 2015, è stata spogliata di oltre 800 ettari di vigneti
Per i nuovi impianti viticoli, il provvedimento ministeriale assegna quote aggiuntive di autorizzazioni alle zone infette da Xylella fastidiosa





Vigneti, in arrivo misure per tutelare il patrimonio del territorio. Le principali novità introdotte dal decreto del ministro Maurizio Martina sono: giro di vite contro l’elusione del divieto di trasferimento tra regioni dei diritti di reimpianto dei vigneti; tetto massimo di 50 ettari per le singole domande di autorizzazione nuovi impianti; quota aggiuntiva di autorizzazioni assegnate alle zone infette da Xylella fastidiosa. Novità che vengono accolte con favore dai viticoltori salentini.

In sostanza, il provvedimento stabilisce che le autorizzazioni al reimpianto, concesse per estirpazione di vigneti in terreni in affitto, non possono essere utilizzate “in una Regione differente da quella in cui è avvenuto l’estirpo”, prima “dello scadere dei sei anni dalla data di registrazione dell’atto di conduzione”.

Uno stop, dunque, che contrasterà non poco i “fenomeni elusivi del principio della gratuità e non trasferibilità della titolarità delle autorizzazioni”.

Principio in vigore dall’1 gennaio 2016, con le nuove regole che hanno messo fine alla compravendita dei diritti di impianto (la Puglia, con il vecchio sistema, tra il 2013 e il 2015 fu “spogliata” di oltre 800 ettari di vigneti, trasferiti al Nord, soprattutto in Veneto).

Oggi le autorizzazioni vengono concesse gratuitamente. La quota massima che viene assegnata ad ogni Regione corrisponde all’1 per cento della rispettiva superficie vitata.

“Il decreto – commenta Damiano Reale, presidente del Consorzio di tutela del Salice Salentino doc – rappresenta una prima vittoria per tutti i produttori salentini. Un ottimo risultato ottenuto grazie alla proficua sinergia con il Consorzio del Primitivo di Manduria. Una risposta forte a tutela non solo del nostro tesoro vitivinicolo, ma anche di quanti sono impegnati nel settore a livello lavorativo. Abbiamo dovuto lottare molto sia a livello di Conferenza Stato Regioni, dove le regioni del Nord hanno più volte osteggiato questa modifica normativa, che a livello ministeriale”.

“L’obiettivo raggiunto è straordinario – dice Angelo Maci, presidente di Due Palme - perché impedisce alle aziende del Nord di privare la Puglia dei diritti di reimpianto. Il nostro patrimonio viticolo non può essere saccheggiato e portato via con espedienti che appartengono a persone poco raccomandabili. Abbiamo dimostrato negli ultimi 20 anni che i prodotti vitivinicoli della nostra terra non sono inferiori a quelli prodotti nel Piemonte, Veneto e Toscana”.

La superficie vitata regionale attualmente è di circa 86mila ettari, di cui circa 10mila nella provincia di Lecce (negli anni ’60, la superficie regionale era di circa 250mila ettari, mentre quella provinciale era di circa 35mila).

“Il decreto – aggiunge Piernicola Leone de Castris, consigliere nazionale di Federvini – ha posto un ostacolo all’affitto dei terreni non del tutto lineare. In una regione come la Puglia che ha dimostrato di essere vocata alla produzione di alta qualità, il trasferimento in altre regioni dei diritti di impianto rappresenta qualcosa di molto negativo. Ora, però, bisogna invertire l’eccessiva tendenza alla parcellizzazione dei diritti per i nuovi impianti. Parcellazione che non favorisce le imprese che puntano ad essere competitive a livello internazionale”.

Per il 2018, la superficie complessiva nazionale disponibile per nuovi impianti è pari a 6.685 ettari. A questi si aggiungeranno altri ettari di superficie non assegnata l’anno scorso (a seguito di rinunce), che il decreto stabilisce di destinare alle Regioni interessate dal sisma 2016/2017 e all’area infetta da Xylella.
Rosario Faggiano