LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO - (pag. Le/X – 19 novembre 2015)

SALICE – Ennesimo caso di avvelenamento da funghi

Famiglia intossicata da "finti" cardoncelli, in tre in ospedale

Famiglia intossicata da



SALICE – Intossicazione da funghi, paura per una famiglia. Nei giorni scorsi tre persone sono state soccorse dal 118 e successivamente curate dal pronto soccorso del “Vito Fazzi” per aver mangiato a pranzo “clitycidi bianche”, scambiate per “cardoncelli" (Liophillum recaste). Questi ultimi sono conosciuti nel Salento col nome “carduncheddrhi te macchia".

I micidiali funghi - secondo i micologi nemmeno lontani parenti dei carboncelli - erano stati trovati da un membro della famiglia, evidentemente inesperto, nella zona costiera, in un’area di macchia mediterranea.

Il giovane ha portato a casa il raccolto col proposito di farli cucinare dalla madre. Cosa che poi effettivamente è avvenuta. La pietanza è stata quindi consumata anche da un fratello.

I tre si sono sentiti male dopo qualche ora, intorno alle 17, accusando fortissima e diffusa sudorazione, accompagnata da repentina perdita di liquidi e da un brusco calo della pressione.

Il tempestivo intervento del 118, allertato appena la situazione è cominciata a precipitare, fortunatamente ha evitato il peggio. Trasportati d’urgenza all’ospedale, ai tre è stato somministrato l’antitodo.

“Le clitycidi bianche - spiegano in una nota i volontari dell’associazione Salute Salento – è una specie che contiene quantità considerevoli di “muscarina”, una sostanza che causa sgradevoli intossicazioni. Difficilmente questo tipo di avvelenamento causa gravi conseguenze; se riconosciuto, viene risolto in tempi brevi con la somministrazione di piccole dosi di atropina. Ed è quello che probabilmente hanno fatto al pronto soccorso del Fazzi, dopo aver contattato il centro anti-veleni a Bari. Tra l’altro è l’unico caso di avvelenamento per il quale è previsto un antitodo come l’atropina”.

Per la famiglia di Salice la brutta avventura si è poi risolta positivamente, nel giro di due-tre ore, quando, ormai fuori pericolo, ha potuto lasciare il Pronto soccorso per far rientro a casa.
Rosario Faggiano