LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (pag. Le/X del 14 aprile 2009)

SALICE – L’incentivo allo svellimento promosso dall’Unione europea sta facendo scomparire un pregiato vigneto salentino, già ridotto di un terzo negli ultimi 30 anni

Falcidiato l’alberello pugliese

Già esaminate dall’Agea domande di estirpazione per 9.119 ettari di terreno
SALICE – A rischio di estinzione l’alberello pugliese. Continua la battaglia per la tutela della pregiata coltivazione autoctona. L’allarme scaturisce dopo l’avviamento della campagna di estirpazioni vigneti promossa dall’Unione europe con l’approvazione della nuova Ocm (Organizzazione comune del mercato) vino. Se non verrà interrotta la tendenza allo svellimento, molto presto il Salento potrebbe definitivamente perdere una sua peculiarità paesaggistica, oltre che il suo più importante sistema di allevamento, unico al mondo. Secondo i dati ufficiali disponibili, attualmente sono già state esaminate dall’Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura) domande di estirpazione con premio riguardanti circa 9.119 ettari, su una superficie totale vitata regionale di circa 105mila ettari. L’eventuale distruzione di questa notevole superficie si aggiungerebbe a quella registrata negli ultimi 30 anni. Per avere un’idea della diminuzione avuta, basta considerare che nel 1979 in Puglia c’erano ancora 152.090 ettari di vigneti.
“Alberello – spiega l’enologo Angelo Maci, presidente delle “Due Palme” e vicepresidente del Consorzio di tutela del “Salice Salentino doc” – significa paesaggio, storia contadina del Salento e, soprattutto, qualità. Con la nuova ondata di estirpazioni, in Puglia si perderà circa il 10 per cento di superficie vitata. Ma il danno maggiore di questo impoverimento lo subirà il nostro territorio il quale, temo, sarà interessato da una vera e propria devastazione”.
Secondo Maci, insomma, le aree coltivate ad Alberello, presenti esclusivamente nell’area salentina, non garantendo alcun tipo di remunerazione ai coltivatori, potrebbero essere quelle maggiormente interessate all’estirpazione per lasciare il passo alla “desertificazione” o, nella migliore delle ipotesi, a moderni impianti a spalliera più agevolmente gestibili attraverso l’uso della coltivazione meccanizzata.
“Siamo consapevoli – aggiunge Maci - che i costi di gestione per portare a produzione un vigneto ad alberello superano di gran lunga i ricavi e che la riconversione in molti casi è indispensabile. Eppure la tutela del nostro territorio viticolo e dell’alberello pugliese sono la nostra unica vera arma per competere. Così come è stato riconosciuto per gli ulivi secolari e monumentali di Fasano e Ostuni, per l’oasi di Torre Guaceto e per la Murgia barese, anche il nostro alberello pugliese va tutelato, salvaguardato e incoraggiato con un contributo annuale per ettaro, da corrispondere al viticoltore in quanto incentivo per la conservazione del patrimonio paesaggistico e non in quanto mero sussidio”.
L’imprenditore Piernicola Leone De Castris, titolare dell’omonima azienda e presidente del Consorzio del “Salice Salentino doc”, da parte sua afferma: “Negli ultimi anni c’è stata una notevole flessione degli allevamenti ad alberello pugliese. Chi ha estirpato, quasi sempre ha reimpiantato scegliendo la spalliera. Per il territorio sarebbe una perdita grave se questa tipologia millenaria di allevamento sparisse completamente. Come Consorzio stiamo discutendo e valutando le iniziative da prendere. Si potrebbe studiare – conclude – la possibilità di proporre alle istituzioni competenti la concessione di aiuti per il mantenimento di queste piante”.
L’inversione di tendenza, intanto, potrebbe essere già iniziata. La Regione Puglia, infatti, lo scorso dicembre ha approvato il nuovo Piano per la ristrutturazione e la riconversione dei vigneti da vino ai sensi degli appositi regolamenti comunitari vigenti. Questo provvedimento comprende, per la prima volta, anche l’alberello.
“Si tratta di un atto rilevante – aggiunge Maci – che accogliamo con soddisfazione esprimendo gratitudine all’assessore regionale Enzo Russo per aver mantenuto un impegno preso con gli operatori lo scorso luglio. E’ un primo importante riscontro alla nostra battaglia. Adesso – conclude – bisogna dare dei segnali anche ai numerosi agricoltori scoraggiati che non trovano motivazione economica a mantenere attivi i loro vigneti tradizionali”.
Maci, nell’ambito della cooperativa “Due Palme” , ha già dato un concreto esempio proponendo, nell’ultimo bilancio aziendale approvato, un contributo di 200 euro per ettaro da destinare ai soci, proprietari o conduttori di terreni con sistema ad Alberello, per la copertura di parte delle enormi spese di gestione degli impianti.
 
Rosario Faggiano