LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (pag. Le/III – 11 ottobre 2011)

PRO E CONTRO DEL CLIMA – La diminuzione delle quantità è stata causata da una primavera con piovosità moderata e da un’estate torrida, soprattutto in agosto

E riprende quota il valore, “Anche 48 euro a quintale”

Gianvito Rizzo: “Molto c’è da fare sul versante della commercializzazione”
LA REMUNERAZIONE – La vendemmia 2011 segna un’inversione di tendenza sul fronte economico: vengono bloccate le spinte al ribasso

Si blocca l’annosa tendenza al ribasso del prezzo delle uve. L’annata 2011 si presenta significativa anche sotto l’aspetto della remunerazione del prodotto di qualità. Lo chardonnay ha avuto un incremento medio del 10% e il primitivo fino al 20% in più. Contenuto, invece, l’aumento del prezzo medio del negroamaro doc che, dopo l’euforia registrata ad inizio vendemmia, si è poi assestato intorno al 2-3% in più rispetto al 2010.
Gianvito Rizzo, amministratore della Cantina “Feudi di Guagnano”, vicepresidente del Consorzio del Salice Salentino doc e componente della Commissione prezzi della Camera di Commercio di Lecce, traccia il quadro generale: “Le uve chardonnay sono state pagate in media dai 35 ai 42 euro a quintale, mentre i prezzi del primitivo sono stati di circa 41-48 euro a quintale. Luci ed ombre, ancora una volta e nonostante i continui abbandoni ed estirpazioni di vigneti che dovevano contribuire a una diminuzione dell’offerta di prodotto sul mercato, per il negroamaro. Lievissimo aumento, con prezzi compresi tra i 38 e i 40 euro, per quello prodotto nella zona di rivendicazione del Salice Salentino doc; prezzi pressoché uguali a quelli dell’anno scorso, 34-36 euro a quintale, per le stesse uve rivendicate a Igt Salento”.
Naturalmente, soprattutto per il negroamaro, vale il discorso delle sostanziali differenziazioni di prezzo per partite di eccezionale qualità, dove i viticultori talvolta sono riusciti a spuntare prezzi maggiori, fino a 45 euro a quintale.
“I prezzi - – spiega Rizzo - sono indicativi e soggetti a variazioni sensibili in funzione di diverse variabili che sono la zona di provenienza delle uve, le quantità vendute dallo stesso produttore ad un unico acquirente, le modalità di pagamento e il periodo di chiusura dei contratti rispetto alla raccolta. In ogni caso, questa sostanziale stabilità dei prezzi da diversi anni del negroamaro, rappresenta a mio avviso, un segnale inequivocabile, che la domanda di queste uve è scarsa e che moltissimo ancora c’è da fare sul versante della comunicazione e della commercializzazione, non solo su nuovi mercati esteri, ma soprattutto su quello italiano dove i vini salentini sono il più delle volte assenti da molte carte vini”.
 
Rosario Faggiano