IL CORRIERE VINICOLO on line (9 novembre 2012)

Dead vine walking

Alberello pugliese a rischio estinzione. Nel giro di pochi anni il panorama vitivinicolo salentino potrebbe perdere la più tradizionale delle forme di allevamento dell’area. Considerato per lungo tempo una ricchezza da preservare, frutto della saggezza contadina che nei secoli ha saputo puntare ad una coltivazione ideale per un’area tendenzialmente con clima siccitoso, l’alberello ha dovuto cedere il passo ad altre tipologie di coltivazioni più redditizie e facilmente gestibili con l’uso delle macchine. Negli ultimi anni la superficie vitata pugliese ha avuto un drastico ridimensionamento, passando dai 153mila ettari del 1979 ai 93mila del 2011. Nell’ambito della residua superficie, l’alberello ha poi avuto sorte addirittura drammatica. Secondo gli operatori locali del settore, nel Salento si sarebbero perduti circa il 90 per cento degli impianti ad alberello un tempo esistenti. La forma diffusa è ora quella a spalliera. A determinare il fenomeno sarebbero stati, oltre che fattori legati alla poca remunerazione, soprattutto gli incentivi comunitari per i reimpianti e per gli estirpi. Gli allevamenti ad alberello superstiti resistono ormai su poche migliaia di ettari.
“Le nostre migliori eccellenze – spiega Angelo Maci, presidente di Due Palme – si ottengono da vigneti al alberello vecchi anche di 100 anni. Questa straordinaria forma di allevamento, nei nostri territori anticamente quasi obbligata a causa della limitata disponibilità idrica, è caratterizzata da uno sviluppo contenuto della pianta e da un limitato carico di gemme e quindi di produzione di uva. Oggi, mantenere in vita questi vigneti è difficile. I costi di gestione per portare a produzione un vigneto ad alberello superano di gran lunga i ricavi. Per tali ragioni la nostra cooperativa ha deciso di sostenere i soci proprietari dei circa 500 ettari di vite allevati ad alberello, concedendo loro un contributo annuale pari a 300 euro ad ettaro. Purtroppo, oltre ai nostri, non esistono altri incentivi e le politiche comunitarie corrono in maniera opposta a quella della storia e della salvaguardia dei territori. E proprio allo scopo di tutelare questa particolarissima tipologia di allevamento, nel 2010 la nostra Cantina ha promosso la costituzione dell’Accademia dell’Alberello Pugliese”.
Analoga politica di sostegno ai viticoltori, finalizzata al mantenimento dell’alberello pugliese, è stata adottata dal “Consorzio produttori vini di Manduria”: “Per quanto ci riguarda – dice Dino Pinto – noi cerchiamo di salvaguardare i pochi impianti rimasti pagando l’uva raccolta dai vigneti ad alberello il 20 per cento in più rispetto alle altre. Da queste uve, peraltro, otteniamo i nostri migliori prodotti di Primitivo doc e Primitivo dolce naturale Docg”.
“E' triste vedere che in molti casi il tipico vigneto della nostra terra sia stato rimpiazzato da orribili campi fotovoltaici – aggiunge Gianni Cantele, uno dei titolari della Cantina Cantele di Guagnano - ma forse questa è la logica conseguenza di un sistema che droga i mercati con incentivi alle volte insensati, dimenticando la produzione primaria e la tutela del territorio. Temo che, a parte qualche lodevole iniziativa di incentivazione privata o cooperativistica, il destino dell'alberello sia segnato. I costi di produzione più elevati e le oggettive difficoltà di conduzione agronomica a causa della minore possibilità di meccanizzazione, sono il tallone di Achille di questi vigneti che invece riservano le migliori qualità”.
“L’importanza storica, culturale e paesaggistica dell’alberello è enorme – conclude Mario Petito, presidente della cooperativa “Cupertinum” – credo che l’ente pubblico debba sostenere i viticoltori con incentivi programmati ed organici”.
Rosario Faggiano