Il CORRIERE VINICOLO (pag. 2 – 22 novembre 2010)

CELLINO SAN MARCO (Br) – Assemblea Fedagri-Confcooperative

Adriano Orsi: consumi interni minimi storici, esportare è diventato un obbligo

Il presidente del Settore vino: “Credo che si esca dalla crisi incrementando l’esportazione e vendendo il prodotto insieme al territorio. E i numeri vanno in questa direzione”
CELLINO SAN MARCO (Br) - Unirsi e puntare all’export per vincere le sfide dei mercati. E’ questa la ricetta emersa dall’Assemblea nazionale del settore vitivinicolo di Fedagri-Confcooperative per combattere l’attuale crisi. L’incontro, dedicato al tema “Crescita dimensionale e politiche di mercato: la competitività della cooperazione vitivinicola nei nuovi scenari globali”, si è svolto presso la sala convegni delle "Cantine Due Palme”, dal 3 al 4 novembre, con la partecipazione di esperti, operatori del settore e rappresentanti delle 425 cooperative vitivinicole di Fedagri. Durante le due giornate, il dibattito si è sviluppato soprattutto sulla base dei dati evidenziati da tre studi presentati da Paolo Bono e Denis Pantini (Nomisma) e da Tiziana Sarnari (Ismea). Le indagini, riguardanti l’aggregazione di impresa, l’internazionalizzazione e le misure di mercato, hanno messo alla luce i fattori che favorirebbero percorsi di aggregazione fra le cooperative di piccole dimensioni (soprattutto attraverso la fusione per incorporazione) al fine di creare i migliori presupposti organizzativi, tecnici e produttivi per una maggiore capacità di penetrazione nei mercati esteri.
“Il fatto di metterci insieme – ha detto Adriano Orsi, presidente del Settore vitivinicolo di Fedagri Confcooperative – è un elemento importante per poter andare avanti, anche rispetto alla necessità di avviare processi di internazionalizzazione. Io credo che si esca dalla crisi incrementando l’esportazione e vendendo il prodotto insieme al territorio. Bisogna capire che il mondo sta cambiando e che i settori agricoli in generale fanno fatica ad adeguarsi. E’ una rivoluzione veloce e incisiva. Esportare fuori dai confini nazionali sembrerebbe più che un’opportunità, un obbligo. E in effetti i numeri vanno proprio in questa direzione: dal 1999 al 2008 il valore dell’export di vino italiano è passato da 2,4 a 3,6 miliardi di euro, con un incremento record del 50%”.
E se il consumo in Italia del vino è sceso sotto i 40 litri procapite, all’estero, in paesi come Russia, Cina e Stati Uniti, la tendenza è ormai opposta.
Secondo dati Nomisma, nei primi sette mesi del 2010, c’è stata “una ripresa delle vendite oltre frontiera, con una crescita del 7,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A sorpresa, sono le regioni del Sud Italia ad aver fatto registrare il maggiore incremento della quota export (+9,8% contro una media nazionale pari all’8,1%). Le variazioni più significative sono state quella della Puglia (+22,1%), Campania (+25,1%) e Basilicata (+24,4%). La crescita di tali regioni è strettamente correlata agli investimenti in promozione”.
“Le cooperative più grandi – ha aggiunto Maurizio Gardini, presidente di Fedagri Confcooperative – sono quelle che riescono a remunerare meglio sia i soci conferitori che la cooperativa stessa, tramite investimenti aziendali. Le dimensioni aziendali più strutturate generano inoltre una serie di vantaggi in termini di efficienza e di redditività: riduzione dei costi di produzione e acquisizione di maggiore potere contrattuale nei confronti degli interlocutori commerciali, sia italiani che esteri. Aiutare le nostre cooperative ad essere più competitive sul mercato interno e su quelli internazionali – ha concluso - è il nostro principale obiettivo”.
Nel suo intervento, Tiziana Sarnari di Ismea, ha illustrato il quadro nazionale del settore vinicolo : “Sono tempi difficili. Consumi interni in flessione, giacenze rilevanti, nonostante il trend di contenimento della produzione, prezzi all’origine in discesa, ricavi dell’industria che hanno segnato il passo. E intanto non c’è freno ai costi”.
Ha poi proseguito illustrando i dati relativi alla progressiva flessione dei listini d’origine e alla contrazione produttiva. In Italia, secondo Ismea, nel 2010 si stima ci sia stata una produzione di 45 milioni di ettolitri di vino.
“A contenere le produzioni – ha spiegato Sarnari – sono intervenute anche le estirpazioni con premio. Nel 2010 sono state accolte, infatti, domande per 10.741 ettari che si vanno ad aggiungere a quelle per gli 11.571 ettari dello scorso anno. Tale dato porta a stimare una perdita complessiva di circa due milioni di ettolitri. Il ricorso più massiccio a questa misura è stato fatto da Puglia, Sicilia ed Emilia Romagna. Forte impulso al contenimento produttivo è arrivato anche dalla vendemmia verde, soprattutto in Sicilia dove sono state accolte domande per 11.000 ettari”.
L’Assemblea, coordinata da Adriano Orsi, è proseguita con gli interventi di Angelo Maci, presidente delle Cantine Due Palme, Francesco Cascione, sindaco di Cellino, Giorgio Mercuri, vicepresidente Fedagri Confcooperative, Santo Ingrosso, presidente Fedagri Puglia, Marco Pagano, presidente Confcooperative Brindisi e Paolo Bono, esperto di Nomisma. Quest’ultimo si è soffermato sulla competitività della cooperazione vitivinicola, nonché sul ruolo e i percorsi di sviluppo attraverso la crescita dimensionale.
Alla seconda giornata dell’Assemblea, riservata al tema dell’internazionalizzazione e ai rischi, alle opportunità e alle tendenze in atto del mercato globale, fra gli altri hanno partecipato: Massimo Ferrarese, presidente della Provincia di Brindisi, Denis Pantini, responsabile area agricoltura di Nomisma, Dario Stefàno, assessore regionale alle Politiche agricole, e Maurizio Gardini, presidente Fedagri Confcooperative. Moderatore è stato Giorgio Dell’Orefice, di “Agrisole - Il Sole 24 ore”. Al dibattito conclusivo sono intervenuti rappresentanti di cooperative vinicole provenienti da diverse regioni d’Italia.
Rosario Faggiano
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